Six Nations, impresa dell'Italia che batte il Galles a Cardiff per 21-22

L'Italrugby spezza un incantesimo che durava da sette anni e 35 sconfitte. Una meta all'ultimo secondo di Padovani, ma il merito maggiore è di Capuozzo, sigilla una performance di livello degli azzurri che meritatamente si prendono lo scalpo dei Dragoni Rossi. I problemi del rugby azzurro rimangono tanti ma chiudere il torneo con una vittoria in trasferta fa bene a tutto il movimento. Brava anche l'italia U.20 che quest'anno ha battuto Inghilterra, Scozia e Galles.

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Fabrizio d'Andrea (ph. credit https://www.federugby.it/)

(22/03/2022) Impresa storica dell’Italrugby che dopo 35 sconfitte consecutive (e 7 anni di amarezze) ritrova la vittoria. Gli azzurri corsari a Cardiff con merito e al termine di una grande prestazione, finalmente direi. Tanta difesa (sempre in avanzamento) e tosti nei breakdown e molto attenti nelle touche e nelle mischie. Un bel 10 e lode per il Pack, tutte e tre le linee hanno fatto un lavoro enorme e un 8 pieno a Garbisi e Padovani per la freddezza mostrata nei calci di punizione (era ora che trovassimo due buoni calciatori). Un 100 e lode per Ange Capuozzo, un giocatore mingherlino (1.77 di altezza per 71 Kg) che ha nelle gambe delle accelerazioni che fanno venire il mal di testa agli avversari. In due caps ha marcato tre mete e quella di Cardiff è valsa la vittoria.

Dunque vittoria in trasferta e poi a casa del Galles, cosa in cui non eravamo mai riusciti finora. Il punteggio finale è Italia batte Galles 21-22 grazie ad una meta di Padovani all'ultimo secondo di gioco, anche se il merito è di Ange Capuozzo che da solo prende l'ovale nella nostra metà campo e con una accelerazione mortifera mette in scacco mezza squadra avversaria involandosi verso la linea di meta da lì l'intelligenza del ragazzo di passare la palla a Padovani libero di volare in mezzo ai pali e schiacciare tra l'incredulità dei Dragoni Rossi e dei loro tifosi. La trasformazione finale di Garbisi è solo una formalità e da lì partono i festeggiamenti dei ragazzi in campo (festeggiamenti che si protarranno per tutta la notte in discoteca), dei tifosi azzurri presenti al Principality e di tutti davanti alla televisione.

Che bello chiudere questo torneo con una vittoria. Ci voleva proprio dopo tante batoste che hanno annichilito tutto il movimento rugbistico in questi ultimi sette anni. Quante critiche (anche meritate s'intende) e quanti pettegolezzi abbiamo dovuto sopportare (per colpa dei media stranieri (e di qualcuno italiano) pronti a puntare ill dito e a dire che questa squadra non merita di rimanere nel torneo. Certo una vittoria non risolve tutti i problemi ma qualcosa di nuovo e di diverso quest'anno si è visto e su quello si deve impostare il lavoro futuro, anche perché il prossimo anno ci sarà prima il Sei Nazioni 2023 e poi la Coppa del Mondo in Francia.

A questo proposito alcune considerazioni si possono fare:
1) Forse il Galles ci ha snobbato ma peggio per loro.
2) oggi tutto il pack (le prime tre linee) da 10 e lode.
3) oltre a Ioane abbiamo trovato un altro campione: Ange Capuozzo.
4) Italia finalmente tosta e convinta dal primo all’ultimo minuto.
5) Idee chiare e tattica attuata alla perfezione.
6) è una Italia giovane con ragazzi che stanno facendo esperienza in prima linea e con importanti margini di miglioramento se continueranno a lavorare duro. E a questo aggiungo il gruppo della Under 20 che quest'anno ha vinto tre volte (con Inghilterra, Scozia e Galles) che può essere un buon serbatoio per la nazionale maggiore

A questo elenco voglio però aggiungere le cose mancano per una crescita strutturata dell'Italrugby:

1) non abbiamo dei ball carrier di livello (problema storico). Il gioco alla mano latita.
2) la rosa è troppo corta, in caso di infortuni il livello scende radicalmente.
3) la tenuta atletica va assolutamente migliorata perché bisogna giocare al massimo per 80 minuti.
4) Manca un Campionato allenante che da un lato permetta ai giocatori di essere pronti per giocare a livelli internazionali e dall'altro faccia emergere i giovani formandoli per il "grande rugby".
5) Bisogna investire anche per formare un settore tecnico degno di questo nome anche riportando in nazionale i grandi del passato come Massimo Giovannelli (capitano dell'unica Italia vincente, quella di George Coste) e Diego Dominguez.

Alla luce di tutte queste considerazioni c'è da chiedersi: il gruppo dirigente della FIR (Federazione Italiana Rugby) saprà essere all'altezza di questa sfida? Saprà fare della vittoria in Galles il punto di partenza per far crescere il nostro movimento? Saprà cogliere gli spunti giusti?

La luce in fondo al tunnel si intravede ma bisogna avere il coraggio di avanzare.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)