SCHWAZER TORNA E VINCE. VA A RIO

    qualifica per le olimpiadi di Rio del prossimo agosto. Che fosse allenatissimo lo si era capito, che fosse così competitivo forse lo sapevano solo lui e il suo allenatore Donati. Non c'è che dire, la 50 Km che si è svolta a Roma (valida per il mondiale a squadre di maratona) è stata vinta con grande autorità dall'atleta altoatesino che con la sua prestazione, il secondo tempo più veloce al mondo in questa stagione, ha trascinato alla vittoria la squadra azzurra (Marco De Luca, Teodorico Caporaso e Matteo Giupponi) che si è così qualificata per le prossime olimpiadi in Brasile.

    Dunque Alex Schwazer al rientro dopo la lunga squalifica per doping (3 anni e 6 mesi) sbaraglia il campo e a Rio tutti dovranno fare i conti con lui che ad oggi sembra potersi battere per una medaglia. Al di là del risultato agonistico, tutt'altro che trascurabile, il vero punto è l'accesissima polemica che questo ritorno ha sollevato. Come nelle migliori tradizioni in Italia ci siamo divisi tra chi è favorevole alla decisione di consentire all'azzurro di rientrare e chi è assolutamente contrario. Si è acceso un dibattito feroce che ha coinvolto atleti e dirigenti con comunicati e interviste nonché con post durissimi sui social.

    Astio, rabbia, rancore e accuse per niente velate. In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad una brutta pagina per il nostro sport. Tutti impegnati con il loro indice accusatore. Ora tralasciando tutto il calvario di Schwazer, isolato, posto al pubblico ludibrio e aggredito da una forte depressione, va sottolineato che tutti hanno diritto ad una seconda possibilità, a patto di dimostrare la ferrea volontà di cambiare e di essersi lasciato alle spalle le pratiche di allenamento illegale.

    Schwazer ha dimostrato una determinazione encomiabile. Il suo motto è: "senza doping si può". Questa rinascita ha un nome ed un cognome autorevolissimo, quello di Sandro Donati, già allenatore italiano di atletica leggera diventato poi famoso per la lotta al doping nello sport italiano. Fu lui infatti a denunciare gli scandali della squadra italiana di atletica nella metà degli anni ottanta. Ora è anche il nuovo allenatore Schwazer. Donati è stato sempre severo con il maratoneta di Vipiteno ma ha voluto credere nella sua voglia di tornare alle gare e si è unito a lui in questa nuova fase della sua vita: lo ha sottoposto ad allenamenti durissimi, estenuanti e, soprattutto, a controlli ferrei. Sarebbe stato lui stesso a decretare la fine di ogni attività agonistica se si fosse accorto che Alex fosse ancora incline a pratiche illegali o scorciatoie proibite.

    Sulla moralità e la rigidezza di Donati non si può discutere, lui è il garante del nuovo percorso intrapreso da Schwazer, che ha sbagliato, ha giustamente pagato ma ora è pronto a dimostrare che il passato è passato, nessuno lo può cancellare ma, come ha detto anche il presidente del Coni Malagò, ora è il momento di guardare avanti, chiudere le polemiche e prepararsi al meglio per le Olimpiadi.