Tennis, US Open: La Osaka vince lo Slam e Serena Williams perde la faccia

In campo la Osaka (21 anni) vince il primo Slam dominando (6-2 6-4) in campo contro la campionessa americana. Indecente il comportamento di Serena che quando ha capito che avrebbe perso la partita l'ha buttata "in caciara" aggredendo verbalmente, a torto, l'arbitro per un warning (coaching di Mouratooglou) giustamente assegnato da Ramos, sobillando le tribune e parlando poi di sconfitta causata dal sessismo.

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Foto Fabrizio d'Andrea

(17/09/2018) Una brutta figura di queste proporzioni era difficile anche solo da immaginare. Serena Williams ha fallito l'attacco al 24esimo titolo Slam (cosa che l'avrebbe portata al primo posto all time insieme a Margaret Court) e lo ha fatto nel peggiore dei modi perdendo sul campo e poi demolendo la sua immagine con il suo comportamento durante e dopo la partita: comportamento assolutamente inaccettabile.

Ma andiamo con ordine. In campo non c'è stata partita, Naomi Osaka ha strapazzato l'americana (6-2 6-4) con un tennis preciso e molto potente (più della Williams visto che la prima di servizio andava sempre oltre i 185 km orari e i suoi colpi da fondo campo erano delle autentiche legnate) che ha impedito a Serena di prendere l'iniziativa e comandare gli scambi. La giovanissima giapponese (21 anni) ha condotto il match dall'inizio alla fine e non si è fatta distrarre dalle sceneggiate dell'avversaria e non ha tremato nel momento in cui aveva il match point a disposizione. Dunque vittoria meritata per questa ragazzina che è una grande promessa di questo sport. Già due anni fa pensavo potesse arrivare a questi livelli e ora dopo un giusto periodo di maturazione sembra pronta per entrare definitivamente tra le primissime della classifica mondiale.

Dato i giusti meriti alla Osaka ora analizziamo l'indegna cagnara della Williams. Era chiaro a tutti (anche a lei stessa) che non avrebbe vinto, il fatto è che Serena non si aspettava (e con lei tutti gli americani) un'avversaria così forte e aveva già preparato i festeggiamenti per la vittoria dello Slam n.24 che l'avrebbe fatta entrare, ancora di più, nella storia. Il destino cinico e baro invece si è messo di traverso. La Osaka si è rivelata un ostacolo insuperabile e la Williams è andata in tilt: non ha trovato le contromisure tecniche in campo e come ad una bambina cui è stato negato un giocattolo ha cercato di buttarla "in caciara" come si dice in questi casi sperando di distrarre l'avversaria. Cosa molto grave e che mi ha molto deluso: non pensavo che potesse ricorrere a questi mezzucci.

Tutto è iniziato a metà del secondo set con il coaching, cioè l'ammonizione per il suggerimento dato dal suo allenatore Mouratoglou seduto in tribuna. Una cosa che non si può fare (e lo sanno tutti perché le regole sono chiare da sempre). Serena non ha accettato l'ammonizione perché, ha detto lei, non lo ha visto: ora ricordo a chi non si intende troppo di tennis che la scusa adotta dall'americana non ha proprio senso perché non importa se la giocatrice guarda il suo allenatore: i suggerimenti dalla tribuna non sono ammessi.

Dal coaching al penalty point. Si continua a giocare ma la Williams è in panico perché non riesce a domare l'avversaria, anzi è la Osaka che anche nel secondo set martella da fondo campo rendendo vana ogni difesa dell'americana. Serena perde l'ennesimo punto e scaglia a terra con violenza la racchetta rompendola. A questo punto l'arbitro (il bravissimo portoghese Carlos Ramos) non può far altro che comminare un altro warning: che però sommato al primo (il coaching) fa scattare il punto di penalità. E' l'apocalisse. Come se ci fosse stata lesa maestà si scatena l'isteria della Williams che ha fatto di tuto (e di peggio) per obbligare l'arbitro a togliergli la prima penalità (sempre il coaching). L'americana perde la testa, continua ad inveire contro Ramos aizzado il pubblico in tribuna.

Atto terzo, dal penalty point al penalty game. La partita va avanti (poco serenamente) ma dal punto di vista tecnico non dice più nulla e si assiste solo ad un indegno scontro verbale di Serena che insiste ad inveire contro l'arbitro. Brava la Osaka a non farsi distrarre e continuare a fare il suo gioco. La Williams infatti non riesce a ritrovare calma ed equilibrio e rimane invischiata nel cono di isteria in cui si è cacciata da sola. Anzi fa anche peggio: dà addirittura del ladro a Ramos. A questo punto come da regolamento alla Williams viene applicato il penalty game: cioè viene assegnato d'ufficio un game alla Osaka.

Potete immaginare cosa possa essere successo in quel momento nel catino dell'Arthur Ashe: un putiferio. Il pubblico (20 mila spettatori poco sportivi evidentemente) che fischia l'arbitro e non fa ripartire il gioco e la Williams inferocita che continua a fare dichiarazioni indegne per una campionessa (ma direi per qualsiasi atleta): e mi riferisco a frasi davvero imbarazzanti quali: "io sono una mamma e quindi non rubo" (come se tutte le altre giocatrici, che in grande maggioranza non sono mamme rubassero), oppure l'altra, "gli uomini fanno peggio ma a loro non succede nulla": anche queste sono dichiarazioni palesemente false, primo perché non  si è mai visto Federer, Nadal o Djokovic dare di matto in campo (anzi sono un esempio per tutti) secondo perché anche tra i maschi chi si comporta male viene punito, ci sono tanti esempi al riguardo. E per completare questo squallido momento di non sport ci si mette pure la manager di Serena che fa tutto il giro della tribuna scende in campo (cosa ovviamente vietata) e si mette a protestare contro il Supervisor del torneo che nel frattempo era stato chiamato a dirimere la situazione.

Ma di cose gravi ne sono successe anche nell'immediato dopo partita e durante la premiazione. La Osaka non può gioire quando alza la coppa perché ha paura del pubblico inferocito: anzi la giapponesina chiede addirittura scusa per aver vinto. Incredibile. L'arbitro Ramos viene fatto uscire dal campo a fine partita per problemi di contestazione (siamo al colmo) mentre normalmente anche loro sono premiati. Tutto ciò è imbarazzante ma gli americani fanno finta di nulla. Situazione al limite. E Serena che continua con il suo atteggiamento di vittima di sessimo.

La grande delusione continua negli spogliatoi. Speravo che a mente fresca Serena recuperasse un po' di lucidità, invece niente. A continuato con dichiarazioni farneticanti addebitando all'arbitro la sua sconfitta, spiegando che il coaching lo fanno tutti (forse è vero ma quando sono scoperti vengonoo puniti proprio come è successo a lei), che lei è stata vittima di sessismo e senza riconoscere i meriti dell'avversaria che invece ha vinto sul campo e meritatamete. In tutto questo delirio mi spiace anche sottolineare il grave comportamento dell'USTA, la Federazione Tennis degli USA che è stata colpevolmente silente rendendosi così correa delle malefatte di Serena.

Vorrei chiudere sottolinenado che avrei voluto che Serena Williams fosse squalificata per tutto ciò che ha fatto. Sarebbe stato giusto ed educativo escluderla dai tornei almeno fino a dopo gli Australian Open di gennaio 2019. Una misura che avrei ritenuto equilibrata perché si parla della tennista più popolare e vincente di sempre e il pessimo esempio che ha dato non deve (doveva) rimanere impunito. Invece niente di tutto questo, si è scelta una via pilatesca che spero non dia la stura ad emulazioni gravi e pericolose per questo sport.

Fabrizio d'Andrea - Sport per Passione (© riproduzione riservata)