Rugby, l'Italia ko: l'Argentina vince 15-31

Tanta difesa e buona volontà non bastano per battere i Pumas. Il primo tempo è equilibrato e l'Italia è avanti 9-8, poi gli argentini alzano il livello di gioco e portano meritatamente a casa la vittoria. Finisce 3 mete a 0 marcate per loro. Nella ripresa crollano gli azzurri che non superano mai la loro metà campo.

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Gli azzurri ci hanno provato, con la forza e il gioco di cui dispongono ma l'Argentina è più forte (come sapevamo tutti) e alla fine porta meritatamente a casa la vittoria con il punteggio di 15-31. Così perdiamo ancora una volta con i Pumas, nazionale che ci è particolarmente indigesta visto che non la battiamo dal 1998.

Cosa ci rimane di questo secondo test match novembrino? La consapevolezza che la nostra nazionale deve fare ancora tanti passi in avanti per competere con l'elite del mondo ovale. Non può bastare quello che abbiamo visto ieri a Firenze (ancora una volta stadio esaurito a dimostrare la fama di grande rugby che c'è in Italia), tanta buona difesa, una ottima (almeno per un tempo) organizzazione difensiva e la precisione dalla piazzola di Canna. Non può bastare perché se vogliamo vincere dobbiamo andare a giocare nella metà campo avversaria, bisogna essere capaci di creare le premesse per marcare delle mete: certo non possiamo fermarci alla bravura dei nostri nelle maul perché in meta si va creando con il gioco alla mano e noi in questo, dispiace dirlo, proprio non ci siamo.

Ancora una volta poi si è vista tanta indisciplina (ma anche i Pumas su questo non scherzano mica) che ha consentito agli avversari di andare molte (troppe) volte a calciare dalla piazzola. Così si regalano punti e si vanifica tutta la fatica fatta per arginare le folate offensive degli avversari.

E, purtroppo, ancora una volta si è verificato un netto calo degli azzurri nella ripresa. Da fuori è difficile capire se è solo un problema fisico-atletico (e quì potremmo ricominciare con il solito discorso che il nostro campionato non è allenante) e i nostri non tengono per 80 minuti al ritmo che ci impongono le nazionali avversarie oppure è un fatto di mancata tenuta mentale: sulla quale peraltro è difficilissimo intervenire.

Dunque questi test match contro squadre avanti a noi nel ranking servono a mettere in evidenza a che punto stiamo (soprattutto il gap con il gotha delmondo ovale) per limare qualche difetto e invertire la tendenza sulle mancanze gravi. L'impressione ( ma spero tanto di sbagliarmi) è che i passi in avanti che fanno i nostri sono troppo piccoli rispetto a quelli che compiono gli altri team e questo mortifica ogni presupposto di crescita dell'Italrugby. Intorno ai nostri ragazzi vedo troppo ottimismo, sia lo staff tecnico che giocatori sono convinti di essere sulla strada giusta: forse è così (ribadisco che lo auspico fortemente perché vorrei commentare vittorie in serie dell'Italia) ma c'è il rischio di tacere sui problemi e il tempo che serve per risolverli. L'ambiente, i tifosi nonché i media non devono mettere la polvere sotto il tappeto perché altrimenti si rischia di ritrovarsi a fine stagione con poche soddisfazioni e tante delusioni e con gli inevitabili processi al CT O'Shea, al campionato e ai vertici federali.  Bisogna imparare dagli errori e attuare un programma di crescita lacrime e sangue di lungo periodo. Ora ci manca l'ultima partita con il Sudafrica (il prossimo sabato 25 novembre a Padova) e poi sarà la volta del Sei Nazioni.