Esame All Blacks per l'Italia di O'Shea

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Foto di Fabrizio d'Andrea

Questi giorni all’Acqua Acetosa (nel Centro sportivo Giulio Onesti del Coni) la squadra azzurra sta affinando la preparazione in vista dei tre test match di novembre del Crédit Agricole Cariparma che vedrà l’Italia affrontare la Nuova Zelanda (12 novembre a Roma) poi il Sud Africa (19 a Firenze) e Tonga (il 26). L’idea del CT O’Shea è quella di costruire un gruppo solido da far crescere tatticamente e tecnicamente in vista degli appuntamenti ufficiali del prossimo quadriennio. Eh si, l’orizzonte ha ovviamente una scadenza temporale quadriennale perché l’obiettivo (oltre al Six Nations) è quello di essere protagonisti ai prossimi mondiali del 2019 in Giappone.

C’è molto lavoro da fare, il commissario tecnico italiano Conor O’Shea lo sa bene e per questo ha approntato un piano di lavoro che coinvolge tutto il sistema: dalle giovanili alle due franchigie del Pro 12 Benetton e Zebre con le quali sarà necessario lavorare a stretto contatto. A questo proposito non viene trascurato nulla, il CT, insieme al suo staff, interviene su ogni aspetto della preparazione, a partire dai singoli particolari che in partita possono fare tutta la differenza del mondo. Ad esempio, come ci ha spiegato Mike Catt (allenatore dei trequarti azzurri), è necessario aumentare la percentuale di realizzazione dei calciatori: è il primo aspetto: abbiamo degli ottimi giocatori, davvero eccellenti, - ha detto Catt - ma per vincere i test dobbiamo portare la nostra media realizzativa sui calci piazzati intorno all’80/90 (ora siamo vicini al 70%)%. Diversamente, non è possibile vincere un test match. E’ un percorso, richiede tempo, non accade dall’oggi al domani”.

Da quel che si vede assistendo agli allenamenti sul campo questo nuovo corso ha portato molto entusiasmo, chiuso in fretta il capitolo Brunel ora si guarda avanti con maggiore fiducia e le parole del Team manager Luigi Troiani lo stanno a testimoniare: “ Conor (O’Shea) ha portato nuove idee e un nuovo approccio al lavoro e i ragazzi sono molto entusiasti di questo, inoltre, è bravo a far lavorare la squadra in un clima di grande serenità e spensieratezza che contribuisce ad alleggerire il carico di lavoro molto pesante cui i ragazzi sono sottoposti durante gli allenamenti.

Come detto da quest’anno è iniziato un nuovo corso per l’Italrugby, la Federazione ha dato via ad una vera e propria rivoluzione e non ad un semplice avvicendamento tecnico. Il nuovo staff chiamato a guidare la nazionale italiana di rugby è il più titolato di sempre, il Commissario tecnico è Conor O’Shea (primo irlandese ad allenare la nostra squadra) che vanta 39 caps con l’Irlanda da giocatore e tanti successi da allenatore alla guida di London Irish e Harlequins. Poi c’è l'inglese Mike Catt, al quale è affidato il ruolo di assistant coach per attacco, skills e calci, che è stato campione del mondo nel 2003 e vice campione del mondo nel 2007. quindi Stephen Aboud (che ha formato tanti e tanti allenatori che siedono sulle panchine delle squadre irlandesi e inglesi), che è Responsabile della Formazione di giocatori di alto livello giovanile sino alla Nazionale Under 20, delle Accademie e di Responsabile della Formazione degli allenatori. Confermato, l’unico sopravvissuto alla passata gestione tecnica, il coach degli avanti Giampiero De Carli.

Tornando all’imminenza della partita con gli All Blacks è opportuno fare il punto della situazione sul fronte degli infortunati. Il team manager Troiani ci rassicura: «Per fortuna nelle ultime partite non abbiamo avuto problematiche gravi – commenta Troiani - le situazioni più difficili sono quelle di Sarto e Campagnaro. Per il momento non sono disponibili e la loro prognosi è quella di due o tre settimane, per cui sin da questo raduno saranno sostituiti da Odiete e Venditti, mentre Alessandro Zanni torna nel gruppo».