Dhl Modena, campione ma senza soldi

    Non c'è tempo per i festeggiamenti, entro il 31 maggio i neo campioni d'Italia devono trovare un milione di euro per potersi iscrivere al campionato 2016-2017 ma la cassa della squadra è vuota ed è suonato l'allarme della società che per questo ha lanciato l'idea del crowdfunding: tutti i tifosi modenesi potranno contribuire donando una cifra che va tra i 10 e i 5000 euro, in cambio per aver salvato la squadra riceveranno gadget, magliette, abbonamenti e l'inserimento del proprio nome sulla porta d'ingresso del campo di gioco. Sembra incredibile per una squadra che ha appena vinto il titolo e che vanta una lunghissima tradizione di successi. Modena è infatti una delle squadre che ha fatto la storia italiana in questo sport  e che ha in bacheca tantissimi trionfi vinti in Italia e in campo internazionale.

    La crisi economica però non guarda in faccia a nessuno e ora per i canarini, loro soprannome da sempre, è tempo di affrontare una sfida difficile quella di raggranellare i 3,5 milioni di euro necessari ad affrontare la prossima stagione. Come ha spiegato la presidente del club Katia Pedrini, tra sponsor e vendita di biglietti e abbonamenti si arriva a coprire 2,5 milioni ne manca quindi uno, un ammanco che sta facendo impazzire la piazza modenese. A questo punto è scattata l'idea della società, quella del crowdfunding.

    Questo di Modena, purtroppo, non è stato il primo e non sarà l'unico caso. Lo sport italiano è pieno di squadre anche molto blasonate costrette a ritirarsi dall'attività agonistica per mancanza di fondi. Il calcio (ricordate i casi di Napoli e Fiorentina), la pallacanestro (Virtus Bologna e Virtus Roma), la pallavolo così come la pallanuoto e il rugby, tante società importanti e vincenti non hanno potuto superare i costi dello sport professionistico e sono state costrette a chiudere i battenti.

    Negli ultimi venti anni nessuno sport si è salvato dalla crisi economica e organizzativa che ha attanagliato il nostro sport. Questo è il risultato di politiche miopi che hanno desertificato lo sport italiano rendendolo sempre più marginale nel panorama internazionale e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I soldi fino agli anni novanta ce ne sono stati tanti, eccome, tanti da poter garantire una importante crescita di tutto il sistema sportivo italiano, ma sono stati spesi male e secondo una logica poco lungimirante.

    La colpa è ovviamente da distribuire tra chi ha avuto le cariche più importanti sia al Coni che nelle rispettive Federazioni ma anche tra i presidenti delle singole squadre, non si è mai cercato di costruire delle basi solide, si è sempre guardato al breve periodo. Oggi si possono constatare i risultati di politiche così scellerate ed ora che i soldi sono veramente pochi è veramente difficile uscire dalle secche. D'altronde è giusto ricordare il vecchio detto che chi semina vento raccoglie tempesta.