Rio 16, gli azzurri a caccia di medaglia

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Credit CIP (Comitato Italiano Paralimpico)

Alla cerimonia d’apertura delle paralimpiadi di Rio di questa notte la portabandiera per l’Italia sarà Martina Caironi, lei è meritatamente il Capitano della spedizione azzurra onore che spetta ai campioni veri, a chi sa di rappresentare un Paese e un intero movimento sportivo, con i suoi valori e i suoi ideali. La Caironi è campionessa mondiale ed europea in carica, nonché prima atleta al mondo a scendere sotto i 15 secondi nei 100 metri T42, distanza che le ha regalato, a Londra, la soddisfazione del primo gradino del podio. In Brasile punta alla medaglia più pesante anche nel salto in lungo, specialità in cui è vice campionessa mondiale.

Da domani si fa sul serio, inizieranno le prime gare di queste paralimpiadi di Rio. A questo appuntamento l’Italia si presenta con un team composto da 101 atleti (più 3 atleti guida e 1 timoniere, normodotati), 41 donne, 60 uomini. La nostra è complessivamente una squadra molto forte in grado di conquistare un numero importante di medaglie. Gli azzurri non lo dicono apertamente ma vogliono superare lo score di Londra quando si aggiudicarono 28 medaglie complessive (9 ori, 8 argenti e 11 bronzi) e confermarsi tra le prime dieci potenze sportive mondiali.

Tra gli atleti di punta c’è ovviamente Alex Zanardi, il più conosciuto di tutta la nostra delegazione, a Rio cerca l’en plein: tre medaglie d’oro con l’handbike. Poi come non accennare all’eterna Francesca Porcellato, icona delle atlete in carrozzina, un grande personaggio entrato già da tempo nella storia dello sport: 46 anni, si presenta alla sua decima Paralimpiade (la prima a Seul 88) tanti ori nell’atletica e poi lo sci di fondo, potrebbe entrare fra le elette capaci di vincere in tre discipline visto che arriva da campionessa mondiale con l’handbike. Una storia di incredibile forza, aveva 18 mesi quando un camion la schiacciò in giardino e da allora paraplegica da sempre. Altro giro altro esempio, lei è Bebe Vio che a Londra 2012 fu anche tedofora. A Rio arriva come quella da battere nella scherma in carrozzina: proprio lei che a 11 anni ha perso braccia e gambe per una meningite.

Che dire di Assunta Legnante, l’azzurra nel getto del peso è battibile solo da se stessa. La Legnante è stata prima campionessa europea fra i «normo poi è divenuta cieca, nel 2011 per una malattia degenerativa, ma non si è persa d’animo ha ricominciato a lanciare il peso ed oggi cerca la consacrazione olimpica. Tanto per far capire il suo valore va sottolineato che ancora oggi è suo il record italiano assoluto. Da Giusy Versace invece, fashion lady non solo per il cognome (ha subìto l’amputazione delle dal guardrail della Salerno-Reggio Calabria) ci aspettiamo che si inserisca fra le grandi dei 400 metri sulle piste di atletica. Tra le nostre stelle impossibile dimenticarsi di Federico Morlacchi, re delle piscine, nato con ipoplasia al femore sinistro e con grande autoironia dice di se stesso: «A tutti manca qualcosa. A me 30 centimetri di gamba». Obiettivo: trasformare in oro le tre medaglie di bronzo di Londra. Infine Eleonora Sarti, grande esempio di tenacia e forza mentale, la Sarti è stata magnifica a tirare in carrozzina ai Mondiali assoluti e vincere un oro a squadre con le compagne in piedi, perché nello sport non è un limite una malformazione congenita a mano destra, gamba sinistra e piedi, confidiamo anche in lei per arricchire il nostro medagliere.