Italia del Basket, è ora di cambiare tutto

Gli Europei di Istambul hanno certificato la distanza siderale della nostra pallacanestro dai vertici internazionali. Con la generazione "NBA" non abbiamo vinto nulla. L'Italia non si qualifica alle olimpiadi dal 2004, nell’Eurobasket abbiamo trionfato nel lontanissimo 1999, ai mondiali solo presenze anonime.

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Foto Credit Federazione Italiana Pallacanestro

A guardare la  bellissima finale del campionato Europeo 2017 tra Serbia e Slovenia (tanti complimenti a loro eh) viene il magone perché realizzi che difficilmente l’Italia potrà arrivare a quei livelli: bel gioco, divertente, tanta intensità e velocità con grandi interpreti che si esaltano nelle partite che contano e quando la posta in palio è importantissima.

Se guardiamo realisticamente al futuro del basket internazionale è difficile pronosticare l’Italia ai vertici. Certamente non a breve termine: perché siamo molto dietro per capacità tecnica (nei singoli e nel gioco di squadra), livello fisico e incapacità mentale (dichiarata dai nostri che quando devono “fare” la partita vanno in bambola) nel giocare match di quella importanza.

E’ vero che a guardare il bicchiere mezzo pieno possiamo dire che siamo arrivati ai quarti di questi Campionati, quindi tra le prime otto. Ma è proprio così? Difficile dire che siamo l’ottava forza del continente perché ai quarti sono uscite pure Francia, Germania e Grecia che sono indubbiamente più forti di noi come squadra e come movimento.

Quindi c’è poco da stare allegri, la nostra nazionale non si qualifica alle olimpiadi dal 2004 (fuori a Pechino, Londra e Rio) quando vincemmo l’argento alle Olimpiadi di Atene (peraltro l’ultima medaglia azzurra ad una competizione internazionale) e abbiamo trionfato nell’Eurobasket nell’ormai lontanissimo 1999.  Ed evitiamo di parlare dei Mondiali, perché qui sono state solo mancate qualificazioni o presenze anonime quando siamo andati.

E si che c’eravamo tutti illusi qualche anno fa che con la generazione dei giocatori da NBA. Eravamo tutti convinti che ci saremmo finalmente tolti delle belle soddisfazioni anche con il pallone a spicchi. Il primo fu Bargnani, prima scelta assoluta del draft 2006, poi è stata la volta di Belinelli, Gallinari e Datome. C’erano le promesse per tornare a vincere o comunque ad essere protagonisti. E invece niente di tutto questo. La squadra ha sempre balbettato, offrendo spettacoli a volte dignitosi (ma niente di più) altre volte deprimenti.

Ora è chiaro a tutti che siamo arrivati al punto di non ritorno. Coach Messina (che in pochi mesi ha fatto un gran lavoro eh) ha detto a chiare lettere che i giocatori convocabili per la nazionale sono sempre meno e le squadre di club non fanno nulla per rafforzare il settore giovanile che è l’unico che assicurerebbe la sopravvivenza a livelli internazionale del nostro movimento cestistico. E’ vero che la caduta del vincolo ha annullato il rapporto tra club e atleta (dando troppo potere agli agenti) e la crisi economica morde ancora ma questo vale anche negli altri paesi che però hanno programmato in modo diverso il futuro della loro pallacanestro adeguandolo alla nuova realtà.  

E allora ci vuole una cura schock per rianimare il morente e bisognerà fare in fretta perché, se (e solo se) verranno fatte le cose giuste, la risalita sarà lunga e difficilissima.

Questi i punti critici:

I bravi coach (che sono quelli che insegnano a vincere) ci sono ma vanno pagati bene altrimenti prendono altre strade
La scuola è del tutto scollegata dalle realtà giovanili, va ripensato questo collegamento per un serio reclutamento dei ragazzi,
Le infrastrutture (i palazzetti dove si gioca ma anche quelli di allenamento) sono del tutto inadeguate, siamo anni luce indietro agli altri paesi, ma qui il discorso sarebbe troppo lungo,
Il campionato di B (d’accordo con Valerio Bianchini) deve essere lasciato a tutti gli italiani under 22 sulla falsa riga della NCAA e la D-League USA con l'intento di dare una possibilità a tutti quei giovani giocatori che non giocano in A1 o A2

Infine voglio ribadire che bisogna puntare tutto sulla nazionale, perché tanto i talenti veri (quando ci sono) sono attratti all’estero dove guadagnano di più. La Federazione Italiana Pallacanestro deve battere un colpo e fare tutto il contrario di quanto fatto finora. Sarà in grado di farlo o rimarrà ancorata ad una visione retrogada della gestione del nostro movimento cestistico? Non sono molto ottimista ma spero tanto di sbagliare.