ANQUILETTI: DONADONI CUORE D'ORO

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    Una storia diversa da quelle che normalmente vivono gli atleti, una storia finita male con tanti soldi persi e creditori che bussano alla porta della famiglia Anquilletti. I fatti sono diventati di dominio pubblico da pochi mesi quando il figlio maggiore William ha spiegato ai media (anche se pochi media hanno dato il giusto risalto alla notizia) il dramma che stanno vivendo: "Mio padre pensava che tutti fossero come lui. Onesti, lavoratori, puliti. Ma intorno al calcio, allora come oggi, si muove un ambiente di finti amici (spesso lavorano nelle banche o nell'edilizia) che propongono affari enormi che quasi sempre si rivelano vere e proprie "fregature"; prima una clinica odontotecnica a Monza, poi il commercio di metalli, infine le mediazioni immobiliari. Non era roba per lui e in poco tempo vengono bruciati più di due miliardi delle vecchie lire.

    Al danno si aggiunge la beffa, nel 2014 gli viene diagnosticato un male incurabile che lo porterà alla morte a gennaio 2015. Da qui il dramma della famiglia. Il funerale lo ha pagato un gruppo di solidarietà veneto, amici - ha spiegato William - siamo sul lastrico da tempo, ma dei debiti di papà nel dettaglio sapevamo poco, lui teneva tutto per sé. Due giorni dopo ci siamo accorti che anche la casa era ipotecata. La villetta bifamiliare con giardino e due box a Bellusco nella quale William vive tuttora insieme al fratello Roberto e alla madre Elsa finisce all’asta. C’è da rifondere un creditore, suppergiù 50mila euro. «Abbiamo provato di tutto - dice William - compreso scrivere a Berlusconi. Niente. Poi grazie al cielo ci ha pensato Roberto. Roberto Donadoni. Sì, so che forse preferirebbe restare anonimo ma non m’importa: papà avrebbe voluto così, io lo so».

    Ex milanisti, ma anche ex atalantini. Ruoli diversi ma caratteri simili, poche parole, molti silenzi. «Mio padre andava pazzo per lui, diceva sempre: quel lì sì che al balùn ghe dà el tu, no el lu». La fine di un incubo, o almeno di quello principale. «Ora potrò mettere la casa in vendita, con il ricavato restituirò il denaro a Roberto e col resto cercherò di ripartire. Sarà dura ma ci proveremo. Mangiamo con la pensione di reversibilità di mia madre, non più di 600 euro. Ora per fortuna in un vecchio armadio ho trovato qualche cimelio: un paio di scarpe, tre o quattro calzini e una maglia di Swart dell’Ajax, che mio padre marcò nella finale di Madrid. Le sue? Macché, le regalava tutte, non ci pensava. Era un uomo buono, trasparente». Pulito. Forse troppo.

    Angelo Anquilletti, detto Anguilla, ottimo terzino che ha giocato 11 stagioni al Milan tra il 1966 e il 1977 dove vinse uno scudetto, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e due Coppa delle Coppe. E' stato inoltre campione d'Europa con la Nazionale nel 1968.