Rugby, Italia Ko con Tonga. Passo falso

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Abbiamo tutti sperato in un seconda vittoria consecutiva ma anche stavolta niente da fare, come nel gioco dell'oca l'Italia fa un passo indietro. Ko con Tonga che è anche più indietro di noi nel ranking mondiale e quindi si che si poteva fare. Peccato. Non si torna alla casella di partenza ma la delusione per quello che abbiamo visto in campo a Padova è tanta. Si tutti parlano di una sconfitta di misura maturata agli ultimi secondi: ed è vero. Però bisogna analizzare bene la partita degli azzurri per tutti gli 80 minuti lungo i quali si sono alternati pochi periodi positi a molti negativi. Insomma ho visto tanti demeriti della nostra squadra in questa sconfitta. Non è il caso di buttare tutto a mare perché sarebbe sbagliato, il percorso di crescita (come dice il nostro CT O'Shea) è appena iniziato ma c'è e si vede. I tanti giovani messi in campo nell'arco delle tre partite hanno fatto vedere buone cose. Con Tonga però ci aspettavamo qualcosa di più.

Ma veniamo ai fatti: questa era la prova del nove per capire se gli azzurri avevano fatto un salto di qualità definitivo. Il salto non c'è stato. La partenza è stata buona, tutta di marca azzurra con meta e trasformazione poi pian piano la squadra si è spenta lasciando spazio al ritorno dei tongani. E questa situazione di apatia si è protatta per tutta la partita, quando l'Italia è andata sotto c'è stata subito una reazione veemente che ha portato alla meta di Allan per il controsorpasso, poi un susseguirsi affannoso con il patatrac finale con il definitivo calcio della vittoria tongana.

Dunque, per prima cosa si è notata un po' di presunzione. Dopo la vittoria con il Sud Africa forse i "nostri" hanno pensato di avere in mano la partita e di poterla vincere in qualsiasi momento ma livello internazionale non è mai così e poi la paghi cara. Forse è anche la desuetudine a giocare partite importanti a pochi giorni di distanza una dall'altra. Secondo, l'assenza di Parisse è stata esiziale nella gestione dei momenti cruciali della partita. Non mi riferisco solo alla scelta di provare a far meta anziché calciare direttamente in porta ma a tutti i comportamenti in campo: con un uomo di vantaggio (e sopra nel punteggio) non siamo mai stati pericolosi. E questo è inconcepibile. Il nostro capitano non è eterno ed è bene che gli altri maturino in fretta. Terzo, è mancata la disciplina. Un cartellino giallo preso da Panico alla fine del primo tempo, scontato nei primi dieci minuti del secondo, e un secondo preso da Allan negli ultimi dieci minuti (quelli decisivi per ogni match): cosa inaccettabile a questi livelli. Quarto, le scelte sbagliate: per ben tre volte quando c'era la possibilità di "marcare" con calci facili e distanziare l'avversario i nostri hanno scelto la touche per fare la metà: scelta poi rivelatasi sbagliata visto che così non abbiamo fatto un punto. O'Shea si è preso tutte le responsabilità ma sappiamo bene che non è solo colpa sua. Quinto ed ultimo punto la condizione atletica. Gli azzurri al  70' erano sulle gambe. E' un problema con il quale conviviamo da tempo ma è un punto determinante per fare il famoso salto di qualità. Spero che con il tempo e con una rosa un po' più larga (con i ritorni di Sarto, Zanni e Campagnaro) si possa ovviare a questa grave lacuna perché le squadre del Six Nations ci faranno giocare a ritmi elevatissimi e arrivare col fiato grosso negli ultimi 15 minuti della partita significa andare incontro a vere e proprie batoste.

Ora, come già scritto ho visto anche tante cose buone ma preferisco analizzare quello che non va rispetto a quello che va perché è l'unico modo per dare un contributo positivo. C'è ancora tanto da lavorare ma questa sconfitta se elaborata nel modo giusto dallo staff tecnico e dai giocatori potrà rivelarsi molto utile in vista del Six Nations.