Basket, La Virtus Roma fallisce: 60 anni di storia distrutti nell'indifferenza totale

La capitale d’Italia non avrà più la sua storica squadra di basket. Per i suoi tifosi e per chi segue questo sport non è un fulmine a ciel sereno perché da almeno sei mesi la sopravvivenza della società era appesa ad un sottolissimo filo. E' bene però dire che la Virtus è stata abbandonata da tutti, tutti correi in questo delitto: dalla proprietà degli ultimi 20 anni al Comune di Roma, dalla Regione Lazio agli sponsor,. Tutti colpevoli, nessuno escluso.

Fabrizio d'Andrea (ph, credit Virtus Roma)

(13/12/2020) Il finale era tristemente scritto già dalla scorsa primavera quando il presidente della società, l'Ingegner Claudio Toti, aveva chiarito per l'ennesima volta che non aveva alcuna intenzione di continuare a sostenere le spese necessarie a mantenere in vita la società (di cui ha la proprietà da ben venti anni). Dunque non si può parlare di fulmine a ciel sereno ma fa impressione il modo in cui tutti, nessuno escluso, hanno voltato le spalle ad una società con un passato glorioso e che comunque è sempre stato una parte importante del basket a Roma.

Ecco ora la capitale dopo aver perso la pallavolo perde anche la pallacanestro e non è che con la pallanuoto le cose vadano molto meglio, anzi. Insomma il declino totale che vive la città di Roma si riverbera anche nello sport dove spariscono gli sport di squadra, a parte il calcio, dove non ci sono impianti sportivi all'altezza di una metropoli (ma anche di una città medio-piccola) e dove lo sport langue a materia marginale ignorato da tutti, a partire dalle istituzioni e dalla politica. 

E' giusto sottolineare che si tratti di una sconfitta che ha tanti padri anche se tutti se ne lavano le mani facendo finta che la cosa non li riguardi. Per la distribuzione delle colpe Inizierei proprio dalla famiglia Toti che ha guidato questa società tra tanti (troppi) bassi e qualche acuto importante ma  che è rimasto fine a se stesso. Continuo a pensare che la loro non sia stata una presidenza illuminata per mancanza di un progetto serio (al di là delle parole) che fosse capace a creare una società forte e stabile negli anni. Al contrario invece, i Toti sono stati davvero mancanti sia nella capacità gestionale (che ha portato all'impoverimento tecnico della squadra) che nella autorevolezza necessaria a vincolare gli sponsor alla Virtus Roma: che in questo sport sono determinanti per far vivere le sociatà. E le attenuanti che pure ci sono, non salvano dalla assoluta insufficienza il giudizio sul loro operato. Riguardo le attenuanti ricordo che occuparsi di sport a Roma non è mai facile per i costi, la burocrazia e la politica. Poi nell'ultimo anno il Covid ci ha messo il carico da undici rendendo le cose insostenibili.

Poi ci sono le colpe della politica. Sempre pronta a presentarsi e farsi vedere quando le cose vanno bene ma altrettanto brava a nascondersi quando bisogna risolvere i problemi. Sia il Comune di Roma che la Regione Lazio non hanno fatto nulla per tenere in vita la Virtus, che pure  ha rappresentato tanto per la città di Roma. Nessuna iniziativa, nessuna idea: niente di niente fino al fallimento finale Bisognerebbe ricordarsene... D'altronde è la politica che ha ridotto la Capitale d'Italia ad un vero e proprio deserto di impianti sportivi seri e a misura dello sport agonistico (mi riferisco a strutture di livello nazionale e internazionale): solo per fare un drammatico esempio fatevi un giro a Viale Tiziano e guardate voi stessi in quale degrado il Comune di Roma ha ridotto il bellissimo e storico Palazzetto dello Sport realizzato per le Olimpiadi di Roma del 1960.

Infine le colpe degli imprenditori romani. Questa dei Toti è solo l'ennesima dimostrazione della mancanza di una imprenditoria lungimirante, con capacità manageriali e idee innovative. Nella Capitale vediamo invece solo persone (o famiglie o gruppi tanto è lo stesso) pronte a sfruttare la visibilità momentanea e chiedere soldi pubblici. E' così da sempre, un male che questa Città pagherà in eternità.  

Personalmente voglio ricordare la Virtus per le gioie che mi ha dato nei primi anni '80, quando da ragazzo andavo con gli amici al PalaEur a vedere la squadra (riaprire quell'impianto fu una grande intuizione del "Vate" Valerio Bianchini) che allora si chiamava BancoRoma. Il "Banco" vinse lo scudetto nel 1983 e la Coppa dei Campioni (ora Eurolega) l'anno successivo. Era un gruppo forte e unito che aveva una guida illuminante qual era quella di coach Valerio Bianchini. Sul parquet c'era Larry Wright: il fuoriclasse, il faro che tesseva il gioco e che era contorniato e supportato da un gruppo solido di italiani a cui siamo rimasti sempre legati: parlo di Enrico Gilardi, Marco Solfrini, Fulvio Polesello, Stefano Sbarra e Roberto Castellano: ragazzi e giocatori che tanto hanno dato a questi colori. A loro va aggiunto Klarence Kea, l'uomo fatica: il ruvido che doveva tirare giù più rimbalzi possibili. 

Poi ricordo con po' di tristezza il periodo scintillante della presidenza Gardini che con il gruppo Ferruzzi comprò la società agli inizi degli anni '90. Fummo tutti colpiti e speranzosi alla notizia di Gardini a Roma, avevamo visto cosa aveva messo in piedi per la "Coppa America" di vela e la speranza di creare un ciclo vincente era davvero alta. Non andò così per le note vicende di "tangentopoli", fu una cavalcata breve. Arrivarono grandi promesse NBA come Brian Show e Danny Ferry e poi sbarcarono nella Capitale Dino Rađja, Michael Cooper, Ricky Mahorn e Roberto Premier. "Roba forte", tutti noi sognavamo grandi vittorie ma alla fine arrivò solo una Coppa Korac. Un solo trofeo era un po' poco per le attese ma quella presidenza portò Roma al centro del basket nazionale, come la città meritava. Campioni e pubblico a riempire gli spalti del PalaEur.

Dopo la caduta dei Ferruzzi la società è indietreggiata fino ad arrivare all'era Toti. Un periodo in cui qualche soddisfazione per i tifosi c'è stata ma sono stati troppo brevi: della presidenza di Claudio Toti ricordo la rinuncia a giocare al PalaEur, la rinuncia alla Eurolega, la retrocessione volontaria in A2 e il rischio di scompare scampato per poco solo quattro anni fa. 

Ci sarà una rinascita come l'araba fenice e come è successo tante volte nel calcio? Nessuno può dirlo attualmente, qualcuno pensa che sia solo un arrivederci. Beh sarebbe davvero auspicabile ma visto che la ferita è profonda spero, per tutti i tifosi di basket a Roma, che qualora dovesse succedere sia supportato da un progetto serio e duraturo guidato da persone capaci e amanti di questo sport e della città di Roma.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)