Tokyo 2020, Paralimpiadi: dopo 7 giorni l'Italia è a 43 medaglie vinte

Sette giorni di successi e di medaglie, al giro di boa di queste paralimpiadi il bilancio della spedizione azzurra va ben al di là delle previsioni. Ampiamente sbriciolato il record di 39 medaglie stabilito a Rio 2016. E non è finita qui. La parte del leone la sta facendo il nuoto ma sono state tante le prestazioni eccellenti che i nostri atleti hanno realizzato nel canottaggio, nella equitazione, nel ciclismo, tiro con l'arco e nel tiro a volo. 

Fabrizio d'Andrea (ph. comitatoitalianoparalimpico)

(31/08/2021) Diciamocelo subito, queste paralimpiadi si stanno rivelando un successo inaspettato che sta portando i nostri portacolori alla meritata luce della ribalta. Qualcuno era già famoso come Bebe Vio, altri sono diventati star a suon di record e di allori conquistati (come Carlotta Gilli, Stefano Raimondi, Oney Tapia, Sara Morganti) in quel di Tokyo. E questo è frutto delle emozioni che questi ragazzi ci regalano, ogni giorni gli azzurri vincono piogge di medaglie, ogni giorno portano a casa almeno un oro. Ma non è solo questo: voglio sottolineare che gli italiani si stanno accorgendo di loro oltre che per l'infinito talento anche perché sono delle persone dal grande spessore umano

Dunque malgrado la copertura parziale della Rai (e comunque ottima) ma grazie alla potenza dei "social" questa edizione sta suscitando tanto interesse e passerà alla storia perché l'Italia si sta proponendo al mondo come una vera potenza dello sport paralimpico. 

Io posso vantarmi di essere tra i pochi che segue questo mondo da diversi anni e per questo non sono affatto sorpreso dei risultati che abbiamo davanti agli occhi. Sapevo bene che la nostra nazionale di nuoto è una vera portaerei: un bacino di talenti inesauribile che continua a migliorare e rinnovarsi senza perdere in competitività (anzi...). Così come sapevo bene che la nostra spedizione dei ciclisti (a proposito un bacione ad Alex Zanardi) era pronta per fare incetta di medaglie. E poi c'è l'atletica (Oney Tapia e Assunta Legnante sono delle sicurezze), l'equitazione (fantastica Sara Morganti che si porta a casa due bronzi nel dressage), i pongisti (bravissima Giorgia Rossi) e gli alfieri del canottaggio come Greta Elia Muti.

Insomma, che c'erano le premesse per un successo di queste dimensioni io lo sapevo ma come me possono dire altrettanto solo gli addetti ai lavori e i pochi (ma proprio pochi) media che se ne occupano assiduamente. Fatta questa premessa è doveroso riconoscere il lavoro fatto negli ultimi dieci anni dal Comitato olimpico internazionale, dalle federazioni, i gruppi sportivi e dai tecnici, che quotidianamente accompagnano i ragazzi/e nella loro crescita umana e sportiva: e non è una vita facile perché le condizioni di vita in Italia per chi è affetto da disabilità è davvero difficile sotto ogni punto di vista: strutture, logistica, integrazione e mobilità solo per fare qualche esempio.

Ovviamente a fine paralimpiadi faremo un resumé sul numero delle medaglie vinte e sulla qualità delle prestazioni e dei record stabiliti. Ma al di là dell'aspetto sportivo voglio sperare che i grandi successi conseguiti siano sfruttati al meglio. Auspico questa volta che non accada quello che abbiamo sempre visto finora: e cioé che a fine evento si spegne quasi totalmente l'attenzione della politica e dei media per questi atleti che tornerebbero nel quasi assoluto anonimato con tutte le difficoltà di cui vi ho descritto prima. Al contrario, l'enorme credito che la paralimpiade giapponese ci sta donando deve servire per dare stabilità al movimento paralimpico (con impianti, mobilità e strutture varie) perché abbiamo a che fare con persone che lo meritano e che sono un valore aggiunto per lo sport italiano, atleti su cui contare per costruire un futuro solido della nostra società.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)