Tokyo 2020, Paralimpiadi: Italia da record porta a casa 69 medaglie

14 ori, 29 argenti e 26 bronzi, l'Italia paralimpica si conferma una superpotenza nello sport. Il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli: “Il bilancio di questa Paralimpiade non può che essere più che positivo. Il risultato in termini di medaglie ci inorgoglisce, ma al di là di ciò voglio far risaltare che questo è il frutto di un lavoro molto duro, di sacrifici e di umiltà ed è ancora più importante perché oltre i numeri proviene da 11 discipline differenti, fermo restando che il nuoto azzurro ha rappresentato uno straordinario risultato”.

Fabrizio d'Andrea (Ph. http://www.comitatoparalimpico.it/)

(08/09/2021) Cala il sipario su Tokyo 2020, si spegne la fiamma olimpica e il testimone passa a Parigi che nel 2024 ospiterà la prossima edizione dei giochi (ahimé poteva essere Roma 2024 ma la Raggi decise di no) e pur con una sorta di magone per la fine del grande spettacolo cui abbiamo assistito è tempo di bilanci.

E' stato un successo unico, di risultati e di visibilità. Mai l'Italia dello sport paralimpico aveva raggiunto queste vette di eccellenza, la delegazione azzurra ha chiuso al nono posto nella classifica generale collezionando prestazioni di assoluto livello, una marea incontenibile di successi che ha travolto tutti, addetti ai lavori, appassionati e i tifosi increduli davanti alla televisione.

Oltre a Bebe Vio (già famosissima) abbiamo potuto conoscere e ammirare persone e atleti di grande livello ma soprattutto di persone di spessore assoluto. Ci siamo esaltati con i successi del nuoto (una vera superpotenza) che ha conquistato 39 medaglie, Carlotta Gilli, Giulia Terzi, arjola Trimi, stefano Raimondi, Simone Barlaam, Antonio Fantin, Xenia Francesca Palazzo e Francesco Bocciardo hanno conquistato metalli a suon di record del mondo dando la carica anche agli azzurri degli altri sport. E infatti sono arrivati gli allori del ciclismo (handbike) con i bravissimi Luca Mazzone (bellissima la sua dedica ad Alex Zanardi), Francesca Porcellato, Giorgio Farroni, Fabrizio Cornegliani, Diego Colombari e Paolo Cecchetto

Ma ci siamo emozionati anche con le prestazioni (e le storie) di Assunta Legnante e Oney Tapia, i nostri due giganti andati sul podio sia nel lancio del disco che nel getto del peso. Ma come non ricordare le due medaglie storiche vinte nel dressage (equitazione) da Sara Morganti o i metalli vinti nel tiro con l'arco da Enza Petrilli, Elisabetta Mijno, Maria Andrea Virgilio e Stefano Trevisani. O ancora penso a Veronica Yoko Plebani nel triathlon, Giovanni Achenza (sempre nel triathlon), Carolina Costa (Judo, 70 kg), Andrea Liverani (tiro a segno, carabina), Michela Brunelli e Giada Rossi (tennistavolo).

Per finire mi piace ricordare la finale dei 100 metri piani (T63), praticamente l'ultima gara delle paralimpiadi dove abbiamo infilato una tripletta storica con Ambra Sabatini (oro e record del mondo), Martina Caironi (argento con crono migliore del vecchio record del mondo) e Monica Contrafatto (dell'esercito che perse la gamba per una mina esplosa mentre era di servizio in Afghanistan): non ci poteva essere finale migliore, un sugello perfetto a quanto di buono era stato fatto fino a quel momento. Ne è uscita fuori una storia bellissima con queste tre ragazze che hanno monopolizzato il podio e con tutta la delegazione azzurra (con il presidente del CIP Luca Pancalli in testa) a festeggiare, sventolare il tricolore per poi cantare a squarciagola il nostro inno.

I successi della nazionale paralimpica non erano del tutto inattesi, specialmente per chi come me segue questi ragazzi da anni. Si può tranquillamente affermare che a Tokyo si è concluso un ciclo iniziato 12 anni subito dopo Pechino 2008, dove i risultati furono tutt'altro che soddisfacenti. Da quel momento il Comitato Italiano Paralimpico ha investito su atleti e tecnici e dopo aver seminato e lavorato duramente i risultati sono arrivati. A Tokyo la delegazione italiana ha portato più del 50% di esordienti, molti dei quali andati a medaglia.

E ora? il tempo di festeggiare non sarà molto. Parigi è vicina, tre anni scivolano via senza neanche accorgersi, e in Francia gli azzurri dovranno confermare o, se possibile, migliorare il livello raggiunto in Giappone. E' giusto guardare al futuro e rimettersi al lavoro immediatamente. Mi confortano le parole del presidente del Cip Luca Pancalli: "Come si riparte dopo aver conseguito risultati del genere? “Si riparte come abbiamo sempre fatto, non addormentandoci sugli allori ma sapendo che stiamo giocando una partita molto lunga e che il risultato deve ancora arrivare, partendo però da più avanti rispetto al passato. Siamo contagiosi, e questo contagio positivo mi auguro non si spenga con lo spegnimento della fiaccola“.

Bisogna costruire un’Italia migliore ha concluso Pancalli: nel nostro Paese ci sono 3 milioni di disabili, togliendo gli anziani abbiamo più di 1 milione di ragazzi da intercettare. Tutto quello che abbiamo fatto a Tokyo mi auguro aiuti a tenere alti i riflettori sui percorsi di politica sportiva e sociale necessari per fare in modo che tra tot anni la nostra delegazione non sarà di 113 atleti, ma magari di 300 o 350″.

Istituzioni sportive e politiche dovranno essere bravi ad accompagnare il percorso organizzativo con quello educativo insieme alle scuole, così come è stato fatto egregiamente in Giappone. Sarà un’occasione più unica che rara per mettere in moto un meccanismo virtuoso che lascerà al Paese una legacy non materiale a livello di strutture, ma più impalpabile e più importante: una crescita a livello sociale e culturale”.

Insomma tutti al lavoro perché il mondo non si ferma e non ci aspetta.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)