Adriano Panatta compie 70 anni: talento e vittorie, rese popolare il tennis in Italia

Il più forte tennista italiano finora, nel suo palmarès figurano 10 tornei vinti in singolare e 18 titoli in doppio insieme al compagno e amico Paolo Bertolucci. Il 1976 fu il suo anno d'oro: trionfò in singolare agli Internazionali d'Italia e nello Slam del Roland Garros e contribuì all'unica, storica, vittoria della Coppa Davis da parte della nazionale italiana. Nel 1978 perse l'occasione di vincere gli US Open così come nel 1979 sfiorò l'impresa a Wimbledon .

Foro Italico
Adriano Panatta

Fabrizio d'Andrea

(10/07/2020) Tanti auguri ad Adriano Panatta che ha raggiunto la fatidica soglia dei 70 anni. Il tempo passa in fretta per tutti ma non sbiadisce le gesta degli eroi sportivi. Tra questi, per il nostro Paese, c'è indubbiamente "l'Adriano nazionale", un grande campione e grande personaggio che si è fatto amare per le sue vittorie e per l'uomo che è stato. Non a caso in questi giorni tutti gli hanno riconosciuto l'affetto e il giusto tributo per quello che ha fatto nei campi di tutto il mondo (e su ogni superficie aggiungerei) negli anni '70. 

Ho chiara in mente tutta la sua attività agonistica, sono cresciuto con le sue vittorie e le sue sconfitte (non poche e sanguinose). Un grandissimo talento Panatta, giocava bene come pochi ed era in controtendenza rispetto a tutti i noiosi "pallettari" dell'epoca come Borg, Connors, Dibbs, Solomon, Vilas ecc. Con Bjorn Borg (n1 assoluto a quei tempi) era legato da amicizia (fuori dal campo erano anche compagni di "bevute") ma in campo era rivalità vera e i due si davano battaglia. Lo svedese era quasi invincibile all'epoca ma se c'era un giocatore che lo mandava ai pazzi questo era proprio Adriano Panatta: lo attaccava col rovescio in chop, gli faceva le palle corte, gli toglieva il ritmo, insomma non gli permetteva di fare il gioco con il quale lo svedese tritava gli avversari. Per questo l'azzurro fu l'unico a batterlo più volte sulla terra rossa e ben due proprio a Parigi.

Il suo stile di gioco era inconfondibile, il repertorio di Panatta era di gande livello: servizio super (solo John McEnroe era migliore), due ottimi colpi da fondo campo, l'incredibile padronanza nel gioco di volo impreziosita da quella volée alta di rovescio, molto spettacolare, che il giornalista Rino Tommasi ribattezzò "Veronica". Insomma, Adriano (così veniva incitato sulle infuocate tribune del Foro Italico) divertiva e tanto (quando gli andava di giocare eh) ed ebbe il grande merito di rendere popolare questo sport in Italia: è infatti grazie alle sue gesta  che gli italiani iniziarono a guardare e capire anche il tennis.
Nella sua carriera vinse quello che si era prefissato come obiettivi: in singolare gli Internazionali d'Italia (a Roma) e lo Slam del Roland Garros (a Parigi) e poi la Coppa Davis, la competizione a squadre per nazionali insieme al capitano non giocatore Nicola Pietrangeli e ai compagni Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli. E pensate che vinse i tre trofei nel suo anno di grazia: il 1976 dove fece il "triplete" e divenne il n.4 del mondo. Ma Panatta fu protagonista del tennis mondiale per tutto l'arco di tempo compreso tra il 1976 e il 1983 (oltre ai titoli vinti in singolare e in doppio aggiungeteci 4 finali di Coppa Davis per l'Italia.

Come ho anticipato "Adriano" ha vinto ma ha pure perso tanto. Lui era così, poteva e doveva vincere molto di più visto il talento di cui madre natura lo ha dotato ma non successe e fu solo perché preferì gustarsi la sua epoca e la sua gioventù. A volte entrava in campo solo perché doveva, e allora svogliato e irritante finiva per perdere con giocatori che non valevano la sua metà (successe varie volte in Davis). 

Due occasioni mancate dal tennista romano sono rimaste inpresse nella mente mia e di tutti gli appassionati di sport, due chance buttate al vento e che invece potevano dare uno spessore decisamente maggiore al palmares del tennista romano: la prima nel 1978 all'Open USA, al terzo turno Panatta affrontò Jimmy Connors. Il "nostro" aveva giocato il suo miglior tennis mettendo alle corde l'americano. Al quinto set Adriano servì per il match: lo score era 5-4 per l'azzurro che arrivò a 30 pari, poi però si spense la luce e Jimbo andò a vincere la partita (7-5) e a li in poi anche il torneo (fu il terzo Us Open per l'antipatico Jimbo).

Altra occasione persa (e davvero sanguinosa) fu quella patita un anno dopo. Era il 1979 a Wimbledon, Panatta ebbe la possibilità di vincere il torneo più importante e famoso del mondo. Giocò molto bene quell'anno, l'erba londinese sembrava adattarsi sempre di più al suo gioco tanto che arrivò di slancio ai quarti di finale dove l'aspettava un carneade americano: Pat Duprè. Eravamo tutti convinti che vincesse e che la strada verso la finale contro Borg fosse ormai in discesa: Adriano gioca bene ma l'altro non molla, sono set molto combattuti, l'azzurro va avanti due set ad uno e sembrava che l'inerzia della partita girasse a suo favore: un break di vantaggio anche nel quarto e poi lo psicodramma, Panatta crede di avere il match in mano e cala di attenzione. L'americano invece non molla di un centimetro e vince il quarto (6-4) e poi il quinto set (6-3). Gioco, set, partita per Duprè che fece la partita della vita (e fu l'unica visto che poi perse in semifinale con Tanner e non si è più sentito) mentre Adriano perde una grande chance che poi non ricapitò più. Fu per tutti noi una grande amarezza.

Al di là di quel che ha fatto in campo di Panatta mi piace anche ricordare che Insieme al suo mentore Mario Beardinelli, a Nicola Pietrangeli e i suoi compagni di Coppa Davis (Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli) passava parte dell'allenamento a giocare a pallone nel campo da tennis usando le palline di gioco: eh si, furono loro che si inventarono il calcetto.
Poteva essere anche un grande coach (Roger Federer lo cercò e lui fu tentato di accettare ma poi declinò) però preferì una vita più "comoda". Poteva dedicarsi di più a far crescere nuovi giocatori italiani ma con la Federtennis non ha mai avuto buoni rapporti....

Malgrado tutto (e i suoi difetti) gli va dato atto: Adriano Panatta è e resta uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi per l'Italia, ci ha fatto gioire, esultare ed entusiasmare come pochi e per questo lo voglio ringraziare.

Tanti auguri Adriano.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)