Are 2019, Mondiali agrodolci per l'Italia: 3 medaglie con Paris, Goggia e T. Event

Questi Campionati hanno decretato la fine della carriera per due mostri sacri di questo sport: Axel Svindal (due coppe del mondo generali vinte più 4 medaglie olimpiche (2 ori) e 9 mondiali (5 ori) per lui che è stato uno dei più forti velocisti di tutti i tempi e Lindsey Vonn colei che (4 Coppe del mondo generali, 82 gare vinte, 3 medaglie olimpiche e 8 mondiali) con le sue gesta ha acceso l'attenzione del mondo sullo sci femminile.

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Fabrizio d'Andrea (Foto Credit https://www.fisi.org/)

(17/02/2019) Con lo slalom speciale maschile cala il sipario sui Mondiali di Are di sci alpino (4-17 febbraio), nel 2021 toccherà all'Italia organizzarli a Cortina. Questa appena conclusa è stata una rassegna iridata contrassegnata (e anche inficiata) dalle bizze del meteo e da alcune certezze assolute, che però erano già chiare prima di queste due settimane di gare: Are non è una sede adatta per i Mondiali, né tantomeno per le olimpiadi, sia per la pochezza delle piste che per un meteo troppo condizionante (in 7 giorni si è passati da meno 20 gradi a più 10 con un vento che si portava via teloni e tribune con conseguente danno al manto delle piste). Secondo, ci sono due giganti assoluti che dominano senza storia questo sport, Marcel Hirscher tra gli uomini e Mikaela Shiffrin tra le donne. Terzo, la squadra azzurra torna a casa con un bottino di tre medaglie e un bilancio che non va oltre una sufficienza stiracchiata perché abbiamo due fuoriclasse nelle gare veloci (discesa libera e Super G) quali sono Dominik Paris e Sofia Goggia ma nelle discipline tecniche (slalom e gigante) siamo dannatamente indietro e facciamo tanta ma tanta fatica ad essere protagonisti e poi dietro c'è poco: i giovani stentano ad emergere e si contano sul palmo di una mano considerando insieme uomini e donne. Dunque c'è da preoccuparsi in vista dei prossimi Mondiali del 2021 che giocheremo in casa nella splendida cornice dolomitica di cui dispone Cortina.

Iniziamo proprio dai fatti di casa nostra. L'Italia chiude al quinto posto nel medagliere generale (ex aequo con la Francia) grazie all'oro di Paris nel Super G, all'argento di Sofia Goggia nel SuperG femminile e al bronzo del Team Event: una medaglia inaspettata questa, arrivata grazie ad una performance maiuscola di una squadra presa per mano dalla esperta ma acciaccata Irene Curtoni che ha guidato l'assalto di Lara Della Mea, Simon Maurberge e Alex Vinatzer, i nostri soli giovani di buone speranze.

Dicevamo, siamo quinti ma dietro di noi ci sono la Slovacchia, la Slovenia e la Germania, non proprio delle potenze in questo sport mentre davanti troviamo tutte le altre, cioè le super squadre che sono storicamente più forti di noi: Svizzera, Austria, Norvegia e Usa. Un bilancio quindi appena sufficiente anche se a dire il vero poteva essere più positivo se il maltempo e la non ottimale organizzazione del Mondiale da parte degli svedesi non avesse costretto gli atleti a fare due mini discese libere (della lunghezza di un solo minuto di gara, non si era mai visto prima) azzerando così le possibilità di vittoria (che c'erano tutte) da parte di Dominik Paris e Sofia Goggia.

Ma nell'analizzare lo stato di salute del nostro sci non dobbiamo farci ingannare dalle apparenze, Dominik Paris e Sofia Goggia a parte, gli altri sono buoni/ottimi atleti, niente di più e il movimento giovanile è sempre più asfittico. Una soluzione c'è, meglio ci sarebbe. In giro per il mondo abbiamo tanti bravi tecnici e preparatori atletici italiani che stanno facendo le fortune delle altre nazionali (Livio Magoni con la Vhlova ma anche Matteo Joris con la squadra svizzera per fare alcuni esempi), con tutto il rispetto per chi c'è forse sarebbe bene riportarli all'ovile per rigenerare completamente lo sci alpino italiano. Tutti dovrebbero contribuire, ne abbiamo bisogno.

Tornando alla nostra analisi su questi mondiali, tra gli uomini possiamo sorridere solo nella velocità perché oltre a Dominik (che ormai è completamente maturato e può esprimere tutto il suo grande talento) abbiamo Christofer Innerhofer e Peter Fill che reggono ancora la baracca dall'alto della loro classe: ma sono entrambi ultratrentenni e con qualche bell'acciacco: immagino tireranno fino a Cortina (Mondiali 2021 in casa) ma da loro non dobbiamo aspettarci troppo vista pure l'agguerritissima concorrenza. Dietro abbiamo Matteo Marsaglia, Lele Buzzi e Mattia Casse ma al momento sono ben lontani dal vertice di queste specialità.

Poi entriamo nelle note dolenti, cioé le specialità tecniche: non è un fatto di questi giorni ma di un peggioramento progressivo e continuo che si fa via via più netto con il passare delle stagioni. In gigante è crisi nera, non abbiamo più un nostro atleta nel primo gruppo di merito e nelle retrovie ci sono solo Luca De Aliprandini (molto altalenate) e Simon Maurberger, giovane di belle speranze ma ad oggi difficile pronosticarlo come un vincente. Nello slalom speciale va anche peggio: una tragedia assoluta, proprio in questa disciplina poi che per noi storicamente ha portato tanti trionfi grazie a fuoriclasse del calibro di Zeno Colò, Gustav Thoeni, Piero Gros, Alberto Tomba e Giorgio Rocca. Oggi la squadra poggia sui vecchietti Manfred Moelgg, Stefano Gross e Giuliano Razzoli, atleti encomiabili che hanno dato tanto negli ultimi quindici anni vincendo medaglie olimpiche e mondiali per i nostri colori ma non dobbiamo nasconderci che hanno tutti una età importante e sono pure (Gross e Razzoli) molto acciaccati. Bravi i tecnici a schierare il ragazzino Alex Vinatzer, classe 1999. E' l'unica nostra novità tra i rapid gates. Per lui è stata una esperienza che speriamo possa servirgli per i prossimi anni, rimane però il fatto che deve ancora formarsi tecnicamente e fisicamente per poter competere con i primissimi. Per lui, come per Mauberger, è giusta un'apertura di credito visto che ci sono solo loro e visto pure quello che hanno fatto nel Team Event.

E veniamo alle donne. Goggia a parte abbiamo Federica Brignone, la fortissima guerriera valdostana è tra le primissime nel gigante ma davanti a se a fenomeni quali Mikaela Shiffrin, Petra Vhlova, Viki Rebensburg e Tessa Worley e vincere per lei è difficile, anche se è sempre protagonista, questo gli va riconosciuto. La Brignone è veloce anche nel SuperG ma non abbastanza da essere vincente. Per il resto il roster è formato da un gruppo di ragazze brave e ottime professioniste (Marta Bassino, Francesca Marsaglia, Nadia Fanchini (e le sorelle), che possono ambire ad un piazzamento ma nulla di più. L'incognita è Nicol Delago, è la nostra giovane di belle speranze ma dopo un inizio che ci ha fatto strabuzzare gli occhi si è un po' persa. I tecnici azzurri su di lei ci scommettono e in effetti dei segnali importanti li ha mostrati però i passaggi a vuoto avuti nel momento più importante della stagione sono stati troppi. Spero sia il normale corso di una giovane prima di esprimere al meglio tutto il suo talento. Per ultimo ho lasciato lo slalom speciale: quì siamo al pianto totale, molto peggio che per gli uomini. Storicamente è una specialità a noi ostile (tranne la Deborah Compagnoni e Ninna Quario non ha mai vinto nessuna), per questo un po' provocatoriamente già prima dei Mondiali scrivevo chiedendo ai tecnici azzurri di non schierare nessuna ragazza così da dare un segnale. Le "nostre" proprio non vanno, ed è brutto vedere come le azzurre arranchino su ogni tipo di pista mentre le altre volano. Anche quì servirebbe ripensare tutto il settore, con altri tecnici e con altri metodi di selezione delle ragazze.

Rimane l'amara considerazione che fotografa la realtà dei fatti: mentre le altre nazionali hanno giovani molto forti che riempiono il primo gruppo di merito i nostri arrancano: e sarà difficile vedere una inversione di tendenza in tempi brevi. Capisco che la FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) ha sempre meno risorse a disposizione ma se non farà una battaglia politica all'interno del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e con le autorità politiche vedrà abbassare ulteriormente la sua capacità di creare un movimento giovanile capace di sfornare talenti.

Una chiosa finale voglio farla su Marcel Hirscher e Mikaela Shiffrin. Sono i due cannibali che lasciano solo le briciole agli altri, che siano olimpiadi, mondiali o coppa del mondo non fa differenza. Gli avversari crescono e sono forti ma alla fine sono sempre loro due a trionfare. L'austriaco da otto anni vince la Coppa del Mondo e a questa rassegna si porta a casa un oro e un argento. Una superiorità la sua dovuta ad un mix di tecnica e potenza fisica che gli altri si sognano. L'unica cosa che possono fare gli avversari di Hirscher è sperare gli vengano a mancare un po' di stimoli così da abbassare il livello delle sue performance. Su Mikaela Shiffrin abbiamo finito gli aggettivi: a 24 anni sta disintegrando tutti i record possibili, ha in tasca la terza coppa del mondo consecutiva e nel suo palmares può vantare anche 56 gare di coppa vinte, 3 medaglie olimpiche (2 ori) e 7 mondiali (5 ori): ad Are si è confermata campionessa del mondo nei "rapid gates" per la quarta volta consecutiva (2013, 2015,2017,2019) come nessuno era mai riuscito dimostrando di saper gestire l'enorme pressione che ha sulle spalle. Se non si stancherà potremo raccontare ancora tante gesta di questa ragazza del Colorado che quando non è sugli sci è una semplicissima e divertente giovane del Colorado.

Finite queste due settimane gli atleti torneranno a gareggiare in Coppa del Mondo e noi saremo lì a raccontarvele.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)