Australian Open: Djokovic, Nadal, Federer e Serena Williams i favoriti per la vittoria

L'anno inizia con l'annuncio schock del ritiro di Andy Murray mentre gli altri tre "Fab Four" cercano di rintuzzare l'assalto dei vari Zverev, Khachanov, Coric, Tsitsipas, Thiem nell'eterna lotta generazionale. Tra le donne Serena tenta di vincere lo slam n.24 per entrare nella storia come la più vincente. Per gli azzurri in campo Fognini, Cecchinato, Berrettini, Seppi, Fabbiano, Travaglia, Vanni e Camila Giorgi con la speranza di vederne almeno uno nella seconda settimana.

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Fabrizio d'Andrea

(14/01/2019) Da oggi si fa sul serio, si apre il sipario sul primo Slam dell’anno, gli Australian Open, e si può dire che inizia ufficialmente l’anno 2019 del tennis: si perché le scorse due settimane gli atleti hanno sciolto il loro fisico e i loro “colpi” con esibizioni o tornei necessari solo a rodare la preparazione (fisico-atletica) fatta durante l’off season.

Dunque, sono tanti gli spunti che questo torneo può darci ma andiamo con ordine: innanzi tutto i “fab four” perdono i pezzi, nel 2019 ne possiamo perdere due, o forse tre. La prima notizia è che Andy Murray lascia l’attività agonistica piegato dal dolore all’anca che da due anni a questa parte lo ha costretto ai margini del circuito. Lo scozzese ha dovuto dichiarare la resa tra le lacrime durante una tristissima conferenza stampa. Quella di Murray è una perdita grave perché è stato un grande combattente e un campione che ha nel suo palmares (tra i tanti titoli) 3 slam, una Davis e due (ben 2) ori olimpici (2012 e 2016). Nessuno però può dirsi sorpreso, al di là delle frasi di circostanza dei suoi colleghi tutti sapevamo che un recupero dell’Highlander era (purtroppo) pressoché impossibile vista la natura del problema. Io stesso scrivo da almeno due anni che non sarebbe tornato: sono comunque convinto che Murray ha dato tanto ma ha anche preso tanto da questo sport, è sempre stato messo alla stessa stregua dei tre fenomeni Nadal Federer e Djokovic ma in realtà è almeno un gradino al di sotto e la carriera e i trofei vinti lo stanno a testimoniare. Comunque Andy giocherà questo torneo e poi aspetterà tutti sui campi di casa a Wimbledon per il saluto definitivo.

Un altro dato riguarda l’eterno Roger Federer: lo svizzero ha annunciato che molto probabilmente questo sarà il suo ultimo anno di gioco. La notizia è filata via senza il clamore che mi attendevo, forse perché in tanti (tra i quali ci sono anche io) sperano in un suo ripensamento che lo porti ad allungare la carriera almeno fino alle olimpiadi di Tokyo (2020). Certo se fosse invece vera la notizia a fine 2019 avremo perso Murray e Federer con un Nadal a rischio: anche il majorchino infatti ha il fisico usurato da mille battaglie, tanti infortuni e una carriera (lunga 15 anni ad altissimo livello) basata sullo strapotere fisico.

Terzo spunto di riflessione (peraltro strettamente connesso ai precedenti). Gli Australian Open ci dimostreranno se il ricambio generazionale è davvero iniziato o, malgrado tutto, i vecchi colonnelli hanno ancora quel qualcosa in più che li porterà ancora a primeggiare. Come anticipato Djokovic, Nadal e Federer sono ancora indicati da esperti, tecnici e bookmaker di gran lunga tra i più favoriti per la vittoria finale. Djokovic è tornato dopo un anno e mezzo di buio e sembra al top della condizione psico-fisica. Federer ha, da tempo, il dono dell’eterna giovinezza e ancora delizia gli spettatori con il suo gioco stellare e Nadal che può essere fermato solo dal suo fisico (a partire da caviglie e ginocchia). Poi, vista l’assenza di Del Potro, ci sono atleti esperti che hanno imparato a vincere come Marin Cilic, Kevin Anderson, Milos Raonic e Kei Nishikori  che però nella scala dei papabili winners vengono considerati un gradino più in basso.

E poi attenzione ad alcuni giovani che l’anno passato (anche se troppo ad intermittenza) hanno dimostrato di potersela giocare con i grandi: nel 2019 i riflettori vanno puntati proprio su di loro, i prossimi 12 mesi ci diranno se i vari Alexander Zverev, Dominic Thiem, Karen Khachanov, Stefanos Tsitsipas, Borna Coric, Kyle Edmund, Danili Medvedev e Denis Shapovalov (ma attenzione anche a Chung Hyha malgrado i tanti guai fisici) dopo un paio di anni a grandi livelli sono pronti per il grande salto di qualità. Avranno maturato l’esperienza e la forza (fisica e mentale) per reggere con i grandi campioni anche nei 3 set su 5? Sapremo presto se davvero avremo quel ricambio ai vertici da molti auspicato: un ricambio atteso da tanto tempo, dopo una dittatura durata 16 anni: un tempo infinito, ha iniziato Federer che è diventato n.1 dal 2003 poi è arrivato Nadal (2005), quindi Djokovic e Murray (2007) e da allora questi quattro fenomeni hanno fatto piazza pulita tra master 1000 e tornei dello slam alternandosi al vertice ATP.

Certo il 2019 ci regala il ritorno di Stan Wawrinka ed è un bene per il tennis ma io mi aspetto molto anche da Grigor Dimitrov, Joe Wilfred Tsonga e David Goffin che hanno avuto (un po’ per sfortuna un po’ per carenze caratteriali) un 2018 disastroso.

Tra le donne occhi puntati su Serena Williams. L’americana a Melbourne cerca la storia, cioè la vittoria dello slam numero 24 come Margaret Smith Court (fatalità grande tennista australiana) che la farebbe diventare la tennista più vincente (negli slam) di tutti i tempi. Ma la regina deve farsi perdonare la gravissima brutta figura fatta agli US Open (il mio articolo sulla finale femminile http://sportperpassione.altervista.org/tennis-us-open-la-osaka-vince-lo-slam.html?cb=1537184529357#) quando non ha saputo accettare la sconfitta sul campo con la Osaka e ne ha fatte di tutti colori complici organizzatori del torneo, giudice arbitro eccessivamente proni nei confronti dell’isteria di Serena e uno scorrettissimo pubblico sugli spalti dell’Artur Ashe. Avrà capito la lezione? Non ne sono molto sicuro, rimango poi curioso di capire se a 37 anni (e la gravidanza) ha recuperato un po’ della freschezza fisica necessaria a vincere uno slam.

L'americana sulla sua strada troverà avversarie forti e agguerrite come Simona Halep (attualmente numero uno del ranking WTA), Garbinia Muguruza (fortissima la spagnola ma a volte troppo distratta per sviluppare al massimo il suo grande talento) e poi tante atlete che potrebbero diventare proprio nel corso di questo torneo numero uno del mondo: sono Aryna Sabalenka e Caroline Wozniacki, che dovrebbero vincere il titolo, Elina Svitolina, Karolina Pliskova e Kiki Bertens che hanno bisogno almeno di raggiungere la finale, e poi Angelique Kerber e Petra Kvitova, che devono arrivare almeno in semifinale. A Sloane Stephens e Naomi Osaka invece per diventare numero uno basterebbe approdare almeno ai quarti.

E chiudiamo con gli italiani. Sarà difficile ripetere l'impresa dello scorso anno quando Fognini e Seppi entrarono negli ottavi eguagliando, dopo 42 anni, il risultato ottenuto da Panatta e Barazzutti al Roland Garros del 1976. Gli azzurri agli Australian Open non sono mai andati oltre i quarti ma il punto vero è che i nostri per le qualità che hanno devono dimostrare di poter far bene anche sulle superfici veloci e non solo sulla terra rossa. Al main draw sono entrati direttamente Fabio Fognini (testa di serie n.13), Marco Cecchinato (tds n.17), Matteo Berrettini (n.50 del mondo) e Fabbiano, mentre tramite le durissime qualificazioni Fabbiano, Travaglia e Vanni (bravi loro). Per le donne invece mestizia pura, nel tabellone abbiamo la sola Camila Giorgi.

Partiamo dal nostro n.1, Fognini ha un esordio abbastanza ostico contro Jaume Munar uno spagnolo di cui si dice un gran bene (per lui garantisce Nadal), al secondo turno l’ostacolo sarebbe meno ostico: il cileno Jarry o l’argentino Mayer. Se tutto va come speriamo al terzo round se la vedrebbe con Carreno-Busta per poi vedersela con Nishikori, ma non andrei troppo oltre. Anche perché con il Fogna abbiamo visto che è meglio non fare troppi programmi. Quindi Marco Cecchinato che torna a Melbourne dopo tre anni di assenza. Ci torna da grande protagonista (pensate un anno fa giocava i Challanger) e da lui mi aspetto un segnale: non deve buttare a mare quanto di buono fatto l’anno passato. Aprirà il suo torneo con Krajinovic e avrebbe poi uno tra Donskoy o Djere: avete notato che anche per il siciliano (come per Fognini) il primo turno è più complicato del secondo, le bizzarrie del sorteggio. A quel punto, al terzo turno, con ogni probabilità ci sarebbe Coric. Qui quasi sicuramente per il “nostro” sarebbe disco rosso, ritengo il croato troppo più forte ma spero vivamente di sbagliarmi e comunque in caso Marco arrivasse al terzo turno sarebbe tutto di guadagnato e tanti punti da mettere in cascina.

Anche Seppi (come Fabio) deve difendere punti preziosi a Melborune, con gli ottavi di finale giocati lo scorso anno con Edmund. Ripetersi non sarà semplice, ma a Sydney l’ho visto davvero in palla e possiamo sperare che approdi al terzo turno. Eh si, anche per lui non penso si possa sperare di più. Vediamo: al primo turno gli tocca Steve Johnson, tra le teste di serie pescate è quella più abbordabile. Poi eventualmente uno tra Jordan Thompson e Feliciano Lopez. Si può fare. A quel punto però, nell’ipotetico terzo turno, dall’altra parte della rete troverebbe Kevin Anderson, e non vedo come l’altoatesino possa contrastare il sudafricano che dallo scorso anno ha fatto un salto di qualità davvero notevole.

E veniamo a Berrettini. Il sorteggio con lui non è stato benevolo, dovrà incrociare le racchette con Tsitsipas il greco ormai in rampa di lancio verso l’alta classifica mondiale. Da Matteo mi aspetto che dia il meglio, senza paura e senza subire la pressione di giocare lo slam. Faccia la giusta esperienza e tragga l’abbrivio per il nuovo anno.

Continuiamo il nostro viaggio nel tabellone per vedere cosa riserva agli altri azzurri. Thomas Fabbiano dalla passata estate è andato in giro per i Challenger a raccattar punti e la missione è riuscita perché così è entrato direttamente nel main draw. Il pugliese sfiderà la wild card australiana Jason Kubler, tutto sommato un avversario abbordabile. Al secondo turno troverebbe John Isner e sarebbero dolori ma avremo tutto il tempo per pensarci. Stefano Travaglia esordirà contro l’argentino Andreozzi e il “nostro” ha tutte le possibilità per uscirne vincente e andarsela poi a giocare contro Basilashvili. Infine Luca Vanni, ha superato le qualifiche battendo via via Giannessi, Moriya, ma soprattutto l’ucraino Stakhovsky. Per me il suo torneo Vanni lo ha già vinto, bravo così: al primo turno gli è toccato in sorte Carreno-Busta, non è stato fortunato ma anche per lui vale il discorso fatto per gli altri, dia il meglio di se in campo e quello che viene viene.

E chiudiamo con le donne. Come detto è un tempo buio dopo i fasti del passato recente. Nel main draw c’è solo Camila Giorgi. Per lei un primo turno facile contro la slovena Dalila Jakupovic, al secondo se la vedrebbe contro la vincente tra Ana Bogdan (Romania) e Iga Swiatek (Polonia), qualificata. Ma poi son dolori perché è finita in quella parte di tabellone dove alloggiano le migliori, Pliskova, Muguruza, Kasatkina, Suarez Navarro, Venus, Halep.  Quindi dalla marchigiana ci aspettiamo che arrivi almeno ad affrontare la Pliskova al terzo turno, sennò sarebbe un fallimento, e poi si vedrà visto che l’appetito (di vittorie) viene mangiando e l’azzurra con le top 10 gioca sempre molto bene.

Su Camila si può concludere sottolineando che con lei siamo sempre sulle montagne russe, non si sa mai come giocherà da un giorno all’altro, ci ha sorpreso quando non ci aspettavamo nulla da lei e ci ha deluso e fatto arrabbiare (tante volte) quando doveva concretizzare quanto di buono fatto. Però il 2019 deve essere il suo anno, quello della maturazione definitiva, quello in cui riesce a giocare sempre ad alti livelli (cosa alla sua portata) eliminando quegli alti e bassi che hanno caratterizzato la sua carriera finora. E’ un auspicio che faccio sempre alla Giorgi e spero davvero che questo sia l’anno buono.

Buon tennis a tutti noi.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)