Australian Open 2020, trionfa Djokovic. Thiem si deve arrendere al quinto set

Il torneo ci ha detto che Thiem con un po' di esperienza avrebbe vinto, che Nadal proprio non digerisce il cemento di Melbourne, che Federer punta su Wimbledon e Olimpiadi di Tokyo 2020 e poi che la Next Gen si è avvicinata ai "big three" (Federer, Nadal, Djokovic") ma non è ancora in grado di scalzarli. Ed infine, che gli azzurri sono forti, quest'anno Fognini, Berrettini e Sinner potranno darci molte soddisfazioni.

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Fabrizio d'Andrea (Sport per Passione ©)

(03/02/2020) Cala il sipario sugli Australian Open, il primo Slam della stagione 2020 del tennis, tante le considerazioni che mi preme condividere perché da Melbourne sono arrivate tanti spunti interessanti.

Un po' come da pronostico vince Novak Djokovic, per il serbo è il successo n.8 in terra d'Australia e complessivamente sale a 17 Slam vinti in carriera. Meglio di lui solo gli altri due "mostri" del tennis: Rafa e Roger (Nadale Federer per i meno avvezzi di questo sport). E poi si riprende la leadership del ranking mondiale superando proprio Nadal. Dunque applausi meritati per Djokovic ma guardate che il campione ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per portare a casa il torneo. Oggi era battibile ma ha dalla sua una determinazione e una solidità mentale feroce. Il serbo oggi ha tremato, è andato sotto due set a uno ma ha saputo soffrire e ributtare di là della rete tutte le bordate che gli sparava l'austriaco fino a ribaltare l'inerzia del match. Il momento clou della partita è stato il finale del quarto set quando Thiem si è irrigidito e ha sprecato tanti punti fino a perdere la fiducia: a Nole non è parso vero e si è avventato sulla preda senza lasciargli scampo: nel quinto set infatti (anche se la differenza è stata di pochi punti) nessuno aveva dubbi su come sarebbe andata a finire. 

Dominic Thiem è ormai entrato nel novero dei più forti tennisti del momento: negli ultimi sei mesi ha fatto dei miglioramenti enormi tanto da adattare il suo gioco anche sulle superfici veloci: ha modificato il movimento di preparazione ai colpi (tira delle vere rasoiate sia di dritto che di rovescio: fantistico il suo lungolinea) e questo lo rende davvero pericoloso per gli altri. Mi ha però trasmesso insicurezza nei momenti decisivi (era successo pure in semifinale contro il tedesco Zverev). E' questo il suo tallone d'achille ma una volta superato il limite (l'esperienza di giocare queste finali contro questi campioni l'aiuterà) beh allora saranno guai per tutti, anche nei tornei Slam.

Roger Federer è in palla e sono contento di ribadirlo. A 38 anni e mezzo possiamo dire che quando scende in campo è ancora il favorito. Già dalle sue dichiarazioni fatte ai media prima dell'inizio del torneo si era però capito che non aveva puntato a vincere gli Australian Open. Infatti è arrivato a Melbourne senza l'allenamento intenso fatto da tutti gli altri (ha saltato tornei e Coppa Davis o meglio il torneo che ha sostituito la Davis) e malgrado tutto ha fatto semifinale e giocato d'incanto portando a casa due partite al quinto recuperando gli avversari e suscitando ammirazione un po' ovunque. Sono convinto che i suoi obiettivi siano Wimbledon e le Olimpiadi di Tokyo 2020 e in questa ottica parteciperà a tutti gli altri tornei.

E poi c'è Rafa Nadal, il majorchino non ama il cemento d'Australia, in quindici anni di carriera sono più le delusioni patite che le soddisfazioni avute questo torneo. In un modo o nell'altro DownUnder gli rimane indigesta. Anche quest'anno si è fermato ai quarti (eliminato da Thiem) e per uno con il suo spessore sportivo non è un granché. Ma è sempre Nadal e farebbero male gli avversari a pensare che abbia un calo vistoso anche nel resto della stagione: il viale del tramonto lo ha imboccato (come Roger e Nole) è inevitabile ma sarà un declino lento e ancora (molto) vincente. 

Dunque, i tre big sono tutt'altro che in disarmo: la next gen avvisata: se i vari Zverev, Medvedev, Khachanov, Tsitsipas e Rublev (per fare qualche nome) vorranno scalzarli prima che loro si ritirino dovranno crescere tanto sia dal punto di vista tennistico che mentale. 

Capitolo azzurri. La pattuglia italiana si è ben difesa anche se è mancato l'acuto: per quanto riguarda gli uomini mi aspettavo due di loro agli ottavi e uno ai quarti di finale. Cose buone però se ne sono viste e credo che le soddisfazioni arriveranno durante tutta la stagione 2020, in fin dei conti la campagna d'Australia è stata più che sufficiente per i nostri colori.

Ma andiamo con ordine. Fabio Fognini è bocciato per il suo comportamento sempre oltre il limite e mi dispiace perché Fabio è più che recidivo. L'azzurro però ha portato a casa un buon torneo lottando contro avversari molto ostici. Ha sprecato la chance di giocare i quarti di finale contro Federer: è stato sconfitto al quinto set (dopo una lunga battaglia) dall'americano Sandgren  (come a Wimbledon luglio 2019) che è un cliente difficile per tutti (ha avuto 7 match point con Federer). Era una partita da portare a casa in un modo o nell'altro. Peccato.
Da Matteo Berrettini e Yannik Sinner non mi aspettavo di più sinceramente. Hanno dato dei buoni segnali e dobbiamo avere fiducia in loro e aspettarli con la dovuta calma che bisogna avere con i giovani perché sono molto forti e (per di più) due persone serie. La stagione è lunga e avranno tutte le possibilità di mettersi in mostra. Il tennis italiano maschile è in buone mani, oltre alle tre punte di diamante abbiamo ottimi professionisti come Thomas Fabbiano, Lorenzo Sonego, Andreas Seppi, Simone Bolelli e Lorenzi senza dimenticare i giovanissimi come Musetti e Napolitano.

Per quanto riguarda le donne invece va detto che il torneo è stato bruttino. Partite piuttosto noiose e pochi personaggi in grado di avere appeal sul pubblico. Ha vinto l'americana Kenin, sconosciuta outsider per la gran parte di tecnici ed osservatori: la ragazza è una che picchia molto forte la palla ed ha un carattere di ferro e in finale ha superato la colombiana (naturalizzata spagnola) Garbinie Muguruza. A proposito della spagnola, salutiamo con entusiasmo che è tornata a grandi livelli. Dopo due anni dedicati ai social e ai baccanali si è ripresentata a questo avvio di stagione con la concentrazione giusta. E meno male perché il tennis femminile ha bisogno della sua classe. La delusione del torneo è stata Serena Williams, tutti si aspettavano l'assalto allo slam n.24 (che la farebbe diventare la più vincente di sempre) ma l'americana è molto lontana dai suoi standard atletici. Buona invece la prova di Coco Gauff (americana anche lei), la baby tennista (16 anni) ha talento e una determinazione di ferro: lei più di tutti è convinta di poter diventare la n.1 del mondo. Gli Australian Open ci hanno dimostrato che la strada è giusta ma la coloured è ancora acerba, fisicamente e tennisticamente. E le azzurre? Male, molto male. le notizie non sono buone, nel tabellone principale abbiamo avuto solo Camila Giorgi, un talento inespresso e discontinuo che dobbiamo prendere così com'è. Quando è concentrata al 100% dei risultati li porta a casa ma vedo che questo succede molto raramente durante la stagione. Per il resto aspettiamo qualche miracolo dal movimento giovanile ma le speranze per l'immediato sono prossime allo zero. L'era d'oro delle varie Schiavone, Pennetta, Vinci e Errani difficilmente la rivedremo.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)