Federer batte Nadal e vince il 18° Slam

Lo svizzero trionfa in Australia, l'ultima volta nel 2010. Non vinceva un Major da Wimbledon 2012

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Foto di Fabrizio d'Andrea

King Roger is back. Una favola con il lieto fine che rimarrà nei nostri ricordi per tantissimi motivi a partire dal momento finale. Iniziamo dagli ultimi secondi della partita. Nadal è frustrato dall’andamento del match ma non vuole arrendersi all’evidenza della sconfitta e decide di giocarsi la sua ultima carta: chiama “hawkeye” poi si gira verso il suo angolo e fa una smorfia come a dire: “io ci provo hai visto mai”. Le immagini però gli danno torto, “occhio di falco” certifica che il dritto dello svizzero è proprio sulla linea. E’ il tripudio per Federer. Un boato da parte del pubblico (e anche in molte case di tutto il mondo), emozione nelll’angolo del basilese (Luthi, la moglie Mirca, Ljubicic e gli altri) che si riunisce in un grande abbraccio e il campione che in campo fa esplodere tutte le sue emozioni, iniziando a saltare, esultare e piangere di felicità perché è tutto vero, ha vinto, il torneo è suo. E’ il suo lieto fine.

Difficile gestire il tourbillon di emozioni provocato dall’atto finale degli Australian Open, una partita epica per tante ragioni, un evento che forse due settimane fa poteva essere nella mente solo dei più fervidi ottimisti, Roger e Rafa (due mostri sacri di questo sport) che tornano in circuito dopo aver affrontato tanti problemi fisici (più Roger che Rafa) e arrivano addirittura alla finalissima pronti a scrivere l’ennesimo capitolo della loro storica rivalità: rivalità che, va ricordato, dura da tredici anni e ha fatto tanto bene a questo sport oltre, ovviamente, ad aver diviso gli appassionati di tennis di tutto il mondo.

Federer costruisce in due settimane la sua favola con il lieto fine: vince meritatamente e lo fa a 35 anni e mezzo dopo aver passato gli ultimi 7 mesi fuori dai campi impegnato a rimettere in sesto un ginocchio che sembrava aver messo fine alla sua carriera. Ma non solo. In finale batte niente meno che Rafa Nadal, il suo arcirivale, che lo svizzero non batteva in una finale slam dal lontano 2007 a Wimbledon, e che tante volte lo ha messo alle corde con un gioco fatto di strapotere fisico e arrotazioni al limite dell’inverosimile. Federer inoltre batte Nadal al quinto set (dopo più di 3 ore e ½ di battaglia) quello che normalmente è il territorio di caccia preferito dello spagnolo perché quando la battaglia si allunga lui fa (quasi) sempre prevalere il killer instinct. Cosa possono volere di più i suoi tifosi?

Ricapitoliamo, vince Federer, fa suo il torneo australiano (che non riusciva a vincere dal 2010) e si aggiudica il 18esimo titolo Major della sua meravigliosa carriera dopo un digiuno di 5 anni (Wimbledon 2012), sconfiggendo i rivali e i tanti detrattori che non credevano potesse essere ancora capace di una simile impresa, specie su campi difficili come quelli di Melbourne.

Un gioco e una classe che sembrano immortali. Lo svizzero è arrivato nella terra dei canguri sereno (la lontananza dai campi in parte lo ha aiutato), preparato e consapevole dell’immensa classe che la natura gli ha donato. Ha giocato bene tutto il torneo, servizio potente e chirurgico, dritto devastante e rovescio tutta classe deliziano il pubblico e abbattono avversari “top ten” come Tomas Berdych (battuto in tre set), Nishikori e Wawrinka (sconfitti al quinto). Niente però rispetto al capolavoro messo attuato contro Nadal. Contro il maiorchino lo svizzero ha sciorinato un tennis scintillante e ad una tattica perfetta (bravi anche Luthi e Lubicic). King Roger contro Nadal ha giocato sopra ritmo, sempre aggressivo, anticipando tutti i colpi e toccando la palla di contro balzo, con un coefficiente di difficoltà che solo lui al mondo può permettersi. Quello che però ha stupito è che questa volta la voglia di non mollare di Roger ha prevalso sulla capacità combattiva di Rafa: lo svizzero dopo aver mollato un attimo ha perso il quarto set ed è andato di u  break sotto nel quinto: e qui tutti abbiamo pensato fosse finita e invece neanche per sogno:  Federer ha di nuovo alzato il ritmo, ha accettato gli scambi da fondo prevalendo (un inedito contro Nadal) nella maggior parte delle volte, compresa nella famigerata diagonale sul rovescio. Bastava guardare lo stupore di Rafa nel constatare la solidità dell’elvetico, più si andava avanti è più era palpabile che Nadal non faceva “male” a Federer neanche negli scambi da fondo campo. In un amen l’elvetico si riprende il break e vince 5 game di fila fino al tripudio finale. Un avvio migliore per la stagione tennistica non poteva esserci. Il 2017 ci ha restituito Federer (anche se sarà solo per un anno per noi va bene) e Nadal, non ce ne vogliano i vari Murray, Djokovic e i giovani emergenti ma senza di loro il tennis è ancora un’altra cosa.