Fognini, Cecchinato e Berrettini è triplete sul rosso.L'Italia del tennis torna vincente

Grazie alla stagione su terra rossa gli azzurri hanno guadagnando appalusi e punti. Da oggi Fognini è il numero 15 del mondo, Cecchinato è il 22esimo, Seppi il n.48 e Berrettini il 51esimo. Solo negli anni '70 con Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli avevamo dei tennisti così avanti nel ranking ATP. Ora per i nostri alfieri viene il difficile: confermarsi nei tornei in nordamerica che si giocano sul cemento.

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Fabrizio d'Andrea (Foto Blog Sport per Passione)

(30/07/2018) Tra pochi giorni inizierà ufficialmente la stagione nordamericana, dalla terra rossa (che Wimbledon a parte ha caratterizzato tutti i tornei ATP da aprile ad oggi) si passerà a giocare sul cemento, e vi assicuro che sarà tutta un'altra storia per i nostri alfieri: finora Fognini, Cecchinato, Berrettini e company hanno fatto un figurone sulla superficie chi gli è più congeniale (sono tutti tennisticamente nati sul rosso) giocando bene, raggiungendo degli ottimi traguardi a partire dallo Slam parigino del Roland Garros e vincendo tre tornei (Cecchinato a Umago, Fognini a Bastad e Berrettini a Gstaad). Gli azzurri hanno guadagnando appalusi e tanti punti nel ranking mondiale. Da oggi infatti Fognini è il numero 15 del mondo, Cecchinato è il 22esimo, Seppi n.48 e Berrettini il 51esimo. Niente male per la nostra pattuglia, anzi direi molto bene perché questi livelli nella storia del tennis professionistico li abbiamo toccati solo negli anni '70 (del novecento) con i quattro moschettieri Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli che poi vinsero anche l'unica Coppa Davis della nostra storia.

Ora, come anticipato, cambia tutto e i nostri dovranno dimostrare di sapersi confermare a questi livelli anche sulle superfici veloci. E qui sta il punto, saranno in grado di confermare quanto di buono fatto nella prima parte del 2018? Forse è bene non affibbiare a questi ragazzi obiettivi che non sono (almeno ad ora) alla loro portata. Dipende dal braccio, dalla testa, dal saper sfruttare le occasioni che si presentano e dal sapersi adattare alle diverse situazioni. Oltre che da una concorrenza agguerritissima (inutile fare nomi che sarebbero tantissimi) e di grande qualità. Io nell'immediato punterei più su Cecchinato (sperando che Fognini mi smentisca vincendo tanto) mentre per il fururo credo nelle qualità di Berrettini (che però deve crescere e tanto). Ma andiamo con ordine.

Iniziamo dal nostro n.1, Fabio Fognini. Croce e delizia del tennis italiano: un grande talento che gli consentirebbe di stare stabilmente tra i primi 10/15 tennisti più forti del mondo ma, lo sappiamo bene, “il braccio” da solo non basta: ci vogliono le capacità atletiche (e qui ci sarebbe tanto da dire) e sopprattutto la testa: quella che ti fa fare le cose giuste al momento giusto. Fabio nella sua carriera è un po' Dottor Jekyll e mister Hyde, è accompagnato da una follia sportiva che spesso lo porta fuori dai binari e gli fa perdere partite importanti. Lui è così, altalenante nelle performance con picchi di alti e bassi che si susseguono vorticosamente non solo da un giorno all'altro ma anche all'interno di ogni singola partita. Finora ha dimostrato di saper vincere solo nei tornei minori ma se vuole fare il definitivo salto di qualità (ancora lo può fare) deve dimostrare di essere forte anche nei tornei più importanti (i 1000 e gli Slam). Questa la sua grande pecca in tanti anni sui campi da gioco: manca lo squillo nei tornei che contano ma da inguaribile ottimista rimango in fiduciosa attesa, pur consapevole che gli anni passano anche per lui e che Fabio non può sprecare tante altre occasioni.

Poi c'è Marco Cecchinato. E' il caso di dire che questo ragazzo (di 27 anni) lo abbiamo ritrovato dopo le tante vicissitudini passate (vedi la squalifica per le scommesse). In un anno è passato dai futures (i tornei minori del circuito internazionale) alla semifinale dello Slam di Parigi (quaranta anni dopo Barazzutti) che gli ha dato la notorietà mondiale. Ora sembra proprio che il siciliano abbia capito la lezione. Ha lavorato molto su se stesso (anche sul carattere) e continua a migliorare di partita in partita. Ha un bel servizio, un ottimo rovescio (molto migliorato), un grande dritto e una smorzata assassina. Insomma gli strumenti tennistici ci sono, ora va testata la sua maturità, cioè la capacità di rimanere a questi livelli: tutti noi sappiamo che nello sport è più facile arrivare che rimanere a grandi livelli. Marco è assolutamente convinto di essere in grado di dire la sua anche in questa nuova fase della sua vita in cui si dovrà misurare con avversari che non lo sottovaluteranno più. E comunque se si è ambiziosi non si può giocare bene solo sulla terra battuta ben sapendo che la maggior parte dei tornei si svolge su superfici veloci.

E infine il romano Matteo Berrettini di 22 anni. Questo 2018 è stato il suo big bang professionale, a gennaio scorso ha vinto la sua prima partita e da lì è stato un crescendo continuo che lo ha portato a giocare a Wimbledon a battere un top ten come Sock e proprio ieri (29 luglio 2018) a vincere il suo primo torneo battendo in finale Batista Agut, il numero 16 del mondo e non uno qualsiasi. Per chi non lo conosca ancora bene, Matteo è un ragazzone (alto 1,93 mt) che ha tutto per sfondare nel tennis moderno: un servizio davvero importante: forse dai tempi di Panatta non se ne vedevano così (sia la prima che la seconda sono molto efficaci). Un dritto molto potente (tra i più nel circuito), un buon rovescio e una smorzata (anche lui) efficace. Deve migliorare negli spostamenti laterali e (tanto) nel gioco di volo ma ci può lavorare e il suo allenatore, Vincenzo Santopadre, è un uomo di esperienza e sa come indirizzarlo. Su di lui punterei le mie fiche perché ho potuto appurare la sua solidità mentale (che a quell'età non è scontata), la serietà e l'equilibrio dimostrato in campo e fuori, aiutato in questo dallo staff tecnico e dalla famiglia. Quindi complimenti a tutti loro. Berrettini ha le idee chiare e sa che per calcare da protagonista i campi da tennis nei prossimi 10 anni deve lavorare fino allo sfinimento (come fanno i vari Federer e Nadal tanto per capirci) per affinare i colpi importanti e limare i difetti.

Insomma, il tennis italiano maschile versa in buone condizione come ci ha mostrato il 2018 finora. Una bella boccata d'ossigeno dopo tante amarezze e almeno un ventennio di buio nei tornei individuali più importanti. Un segnale di ripresa che arriva proprio mentre il tennis femminile ha fatto parecchi passi indietro dopo l'abbandono di Pennetta e Vinci e con la Errani alle prese con l'usura del tempo e la Schiavone ormai ai titoli di coda della sua carriera.

Ad onor della verità pensare che i “nostri” possano diventare protagonisti assoluti nel circuito internazionale è troppo. Potranno fare ottimi tornei e soprattutto saranno una ottima squadra di Davis, difficile da battere e competitiva su tutte le superfici. Insomma la base buona c'è ora tocca alla Federtennis (http://www.federtennis.it/) e al presidente FIT Angelo Binaghi in primis non perdere l'occasione e lavorare per allargare la base e migliorare il movimento giovanile e, allo stesso tempo, la qualità dei coach italiani perché anche questo farà la differenza.

I tornei ATP di agosto 2018

Dopo il 500 di Washington il 12 agosto il circuito si trasferirà in Canada per il Masters 1000 di Toronto mentre la settimana dopo si volerà in USA (nello Stato dell'Ohio) per l'altro 1000, quello di Cincinnati. Quindi il 250 a Winston-Salem e poi l'appuntamento clou: dal
27 agosto – 9 settembre apriranno i battenti dello USTA Billie Jean King National Tennis Center di Flushing Meadows dove si svolgeranno gli attesissimi US Open di New York.

 

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