Il Festival della cultura paralimpica:come lo sport contagia positivamente il Paese

Quattro giornate intense come ha spiegato il presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli: "lo sport paralimpico è l’avanguardia di un movimento sociale nel nostro Paese, oggi grazie al movimento paralimpico la disabilità è vista finalmente con occhi diversi”. Il Presidente Mattarella: oggi il movimento paralimpico diventa adulto ma non invecchia, rimane giovane”.

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(24/11/2018) Cosa c'è meglio dello sport per avvicinare dei mondi (quello della disabilità e quello dei cosidetti normodotati) che fino ad un decennio fa si relazionavano con difficoltà, quando non con diffidenza? Il lavoro fatto da Luca Pancalli (e da tutto il movimento sportivo paralimpico) in questi anni è stato straordinario e i frutti si iniziano a vedere: con un lavoro incessante e quotidiano (anche politico è giusto riconoscerlo) hanno aperto una nuova frontiera: oggi ci sono atleti disabili conosciuti al grande pubblico e che con la loro storia hanno contribuito ad avvicinare quei mondi in un modo che sembrava impossibile anche fino alla fine degli anni '90, oggi infatti grazie al movimento paralimpico la disabilità è vista in modo diverso”.

Diciamo pure che il primo Festival della cultura paralimpica è un po' il punto finale di quanto di buono (tantissimo va detto) è stato fatto finora. Ma è solo il punto finale di un primo capitolo, perché non basta abbattere muri e superare le diffidenze: ora è il momento di aprire un nuovo capitolo: non dobbiamo accontentarci ha detto il Presidente Mattarella, la mission del CIP e di Pancalli per il futuro è quella di fare dello sport paralimpico l’avanguardia di un movimento sociale nel nostro Paese. Quello sportivo è un linguaggio universale, che avvicina qualsiasi individuo, crea legami e instaura amicizie, produce felicità continua e dà la forza per superare limiti e ostacoli altrimenti insuperabili. Insegna a fidarsi, aspetto importante quando si parla con atleti disabili. La lingua universale dello sport va sicuramente compresa meglio, rispettata, protetta e condivisa.

Chi ha partecipato alle quattro giornate del primo Festival della cultura paralimpica (20-23 novembre) ha potuto constatare personalmente quanto sia cambiata, in pochi anni, la percezione del mondo della disabilità nel nostro Paese: merito di tutto questo è dello sport, come ha giustamente sottolineato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella "Lo sport paralimpico è l’avanguardia di un movimento sociale nel nostro Paese, oggi grazie al movimento paralimpico la disabilità è vista finalmente con occhi diversi”.

Testimonial d'eccezione atleti come Bebe Vio, Alex Zanardi, Martina Caironi e Oney Tapia (ma sono stati numerosissimi) che hanno arricchito e contribuito a rendere memorabile la prima edizione di questo evento. Si tratta di ragazzi/e ormai sono ben conosciuti al grande pubblico per le loro imprese sportive e che con le loro storie e racconti (ma anche con la loro semplicità e emotività contagiante) hanno saputo spiegare che si può e si deve reagire alle avversità e arrivare a traguradi ritenuti impensabili.

Mi è piaciuta molto la testimonianza di Marco Dolfin, 37enne di Chieri che lavora all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino come ortopedico e traumatologo paraplegico. Marco, che opera in piedi su una carrozzina elettronica verticalizzabile, nel 2011 è rimasto vittima di un incidente motociclistico che gli ha fratturato la vertebra T12, senza però interrompere i suoi sogni: «Ho pensato a ciò che volevo continuare a fare nella mia vita. Tra queste cose c’è sempre stato il lavoro anche se in molti, certamente a fin di bene, mi avevano consigliato di rinunciare e cambiare specialità. La chirurgia protesica e la grande traumatologia, infatti, richiedono di operare in piedi e con una stabilità importante per poter esercitare la necessaria forza durante gli interventi». Dall’ospedale Marco ha studiato un modo per compensare l’assenza dell’uso degli arti inferiori e ora, praticando il nuoto, è un atleta.

Il Festival (il primo spero di una lunga serie) è stato una rassegna piena di dibattiti e testimonianze un evento importante che celebra lo sport come strumento di integrazione sociale e non solo per i disabili va dato il giusto merito a chi lo ha promosso e organizzato, il Comitato italiano Paralimpico, ma anche a chi lo ha sostenuto e reso possibile sia dal punto di vista finansiario che da quello organizzativo: Inail, Ferrovie dello Stato, Grandi Stazioni Retail, il patrocinio della Rai e il contributo di Mediobanca, Eni, Toyota, Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e SuperAbile Inail.

 

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)