Mondiali ciclismo, Imola 2020: Il CIO dà 10 e lode all'Italia: un miracolo sportivo

In sole 3 settimane l'Italia mette in piedi un mondiale perfetto dal punto di vista organizzativo. il 2 settembre scorso in piena emergenza sanitaria per la pandemia da coronavirus l'UCi (Unione Internazionale di Ciclismo) assegnò l'organizzazione della 93esima rassegna iridata a Imola per sopperire alla rinuncia degli svizzeri di Aigle-Martigny causata dalle misure anti Covid 19 decise dal governo elvetico. 

Fabrizio d'Andrea (ph. https://www.federciclismo.it/it/)

(30/09/2020) Gli applausi del presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Back hanno accompagnato la cerimonia di chiusura dei mondiali di ciclismo ospitati dall'Italia dal 24 al 27 settembre: «Il Mondiale di Imola 2020, organizzato in meno di tre settimane, è stato un autentico miracolo olimpico».

Dunque il "modello Italia" ha vinto a mani basse. Fa piacere che Back abbia riconosciuto il lavoro immenso fatto dall'Italia in sole tre settimane sia dal punto di vista organizzativo che, questo non va mai dimenticato, per le strutture messe a disposizione e il tutto in piena sicurezza sanitaria: nfatti non ci sono stati casi di coronavirus grazie all'applicazione stringente dei protocolli messi in atto per tutelare atleti, staff, dirigenti e tutti i professionisti presenti da un eventuale trasmissione del Covid 19. 

Ricordiamo perché si è gareggiato ad Imola. Il 2 settembre 2020 la rassegna iridata 2020 è stata assegnata a Imola e all'Emilia Romagna. Lo aveva deciso l'Uci (Unione Internazionale di ciclismo) per ovviare alla rinuncia degli svizzeri: l’evento, inizialmente assegnato ad Aigle-Martigny in Svizzera fu annullato a causa delle restrizioni anti-covid imposte dal governo elvetico (non sono ammessi eventi con più di mille spettatori fino al 30 settembre). E' stato un mondiale concentrato rispetto alle altre edizioni, il programma delle gare è stato adattato in considerazione dell’attuale situazione sanitaria: si è corso dal 24 al 27 settembre, iniziando con le cronometro (Ii 24 la prova femminile, il 25 quella maschile) e poi con le prove in linea: il 26 è toccato alle donne e 27 agli uomini. 

A 32 denti il sorriso del presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco che mentre calava il sipario sulle gare ci ha rilasciato queste dichiarazioni: «Sono stati Mondiali straordinari perché hanno offerto l’occasione per mostrare la bontà del modello italiano: "se pensiamo che solo sei mesi fa eravamo additati come uno dei paesi più pericolosi, oggi invece siamo diventati tra i più sicuri, in grado di allestire un mondiale fornendo le massime garanzie". Prima di tutto per l’organizzazione, direi perfetta - ha commentato Di Rocco -  in grado di assicurare sicurezza, rispetto dei protocolli e delle disposizioni sanitarie e al contempo di regalare un’autentica e partecipata festa di sport. Sono stati straordinari perché, grazie agli Enti locali coinvolti e alla regione Emilia Romagna, hanno offerto un’immagine pulita e vincente del nostro Paese. Le immagini internazionali - ha concluso il Presidente della FCI - ci hanno permesso di conoscere meglio, e apprezzare, un territorio ricco di eccellenze enogastronomiche e bellezze storico artistiche. La determinazione del presidente Stefano Bonaccini nell’investire in grandi eventi di ciclismo è una risorsa e uno stimolo per tutto il nostro movimento.

L'ultima nota non può che riguardare il lato sportivo di questa 93esima rassegna iridata. Possiamo parlare di bicchiere mezzo pieno per l'Italia, grandi applausi per l'oro di Filippo Ganna nella cronometro individuale, l'azzurro (pluri campione del mondo su pista) si aggiudica un una medaglia che l’Italia non aveva mai conquistato da quando c’è la prova in questa disciplina. La grande prova dell'italiano si spiega per aver superato i più forti specialisti di questa prova: alle sue spalle infatti sono finiti nientepopodimeno che cronomen del calibro di Van Wout van Aert (Belgio) e Stefan Kung (Svizzera). Più indietro due campioni del mondo della specialità: Tom Dumoulin (10°) e Rohan Dennis (5°) e uno specialista come il suo capitano alla Ineos, Geraint Thomas (4°).

"Il piano, concordato con Davide Cassani e Marco Velo, era semplice, partire forte, nella parte più difficile, quella esposta al vento, e poi amministrare le forze". Ha commentato Ganna piegato in due dalla fatica. Dopo di lui si è atteso solo l'arrivo di Dennis. Quando il conto alla rovescia ha reso evidente che l'australiano non ce l'avrebbe fatta a confermarsi, è scoppiata la gioia incontenibile del Team Azzurro.

Bronzo invece per Elisa Longo Borghini nella prova femminile in linea. che ha vinto la medaglia di bronzo nella prova femminile in linea. La nostra capitana lungo il percorso ha ingaggiato duelli con tutta la squadra olandese (favoritissima alla vigilia con le campionesse che poteva schierare). Alla fine ha vinto l'orange Anna van den Breggen, davanti alla compagna, Annemiek van Vleuten, che sopravanza in volata di un soffio la nostra portacolori Elisa Longo Borghini, alla sua seconda medaglia di bronzo ad un mondiale e autrice di una prova di grande coraggio: “E’ stata forse la mia miglior volata di sempre - ha dichiarato subito dopo la corsa - la Van Vleuten... mi ha superata veramente di poco”.

Onestamente credo che nessuno poteva chiedere di più alla Borghini che è finita in mezzo al ciclone delle olandesi ma grazie ad una forma splendida e alla saggia interpretazione della strategia porta a casa una medaglia di assoluto valore.

E' mancato invece l'acuto della squadra maschile nella prova in linea ma questa gara ha fatto emergere in modo chiaro due cose: la differenza l'hanno fatta gli atleti che hanno partecipato al Tour de France che si sono presentati al via con uno stato di forma molto più avanzato degi altri. Secondo, alla fine hanno vinto i migliori della stagione 2020: il francese Alaphilippe (oro), il belga Van Aert (argento) e lo svizzero Hirschi (bronzo). Miglior azzurro Damiano Caruso, decimo.

Concordo con le parole del CT Davide Cassani: i ragazzi di più non potevano fare (sempre alla luce di come si è sviluppata questa disastrata stagione agonistica), sono una buon team e soprattutto compatto ma non erano e non potevano essere i favoriti. Spagna, Belgio e Francia avevano molte più chance e tanti ciclisti in grado di vincere e la tattica giusta è stata quella del nostro direttore tecnico che ha cercato di non rendere troppo dura e tirata la gara perché avrebbe fatto il gioco degli avversari e peri "nostri" sarebbe andata anche peggio. 

Posso però dire che Cassani e i suoi ragazzi non hanno lasciato nulla al caso, hanno provato a vincere con le carte che avevano. Non è andata come si sperava ma poco importa perché l'impegno e la volontà di battersi è stata massima.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)