Mondiali, la Goggia ad un soffio dal podio

St. Moritz: disputate discesa libera, supergigante e combinata maschile e femminile: per l'Italia zero medaglie e pochi piazzamenti. La Goggia brava e sfortunata è medaglia di legno ad un soffio dalla Vonn

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E’ passata la prima settimana dei Mondiali di St. Moritz ed è tempo di primi bilanci. Le gare veloci, discesa libera e supergigante, sia maschile che femminile non ci hanno regalato alcuna medaglia, anzi, solo qualche piazzamento e poco più, Goggia a parte. Dunque poco onore e zero medaglie. Purtroppo il livello della concorrenza è tale che non possiamo dire di essere sorpresi dai risultati ottenuti dai nostri, le nostre carte ce le siamo giocate e, forse, con un pizzico di fortuna in più si poteva incassare qualche risultato ma le competizioni sono così: si spinge al massimo, e anche di più, e basta un piccolo errore per mandare in fumo i sogni di gloria.

Iniziamo dalla nostra atleta più forte, Sofia Goggia. Questi sembrano Mondiali stregati per lei, la bergamasca nella prima gara, il supergigante, ha sentito (per la prima volta in carriera) la pressione dell’esordio in una manifestazione iridata ed è andata molto al di sotto delle sue possibilità finendo decima. Passata la delusione si è scrollata tutte le paure e si è lanciata nella seconda gara, la combinata: finisce prima in discesa (gara superba in cui mette in fila tutte le sue avversarie a partire dalla Stuhec) e tutti noi lì ad aspettarci l’acuto nello slalom, invece lei inforca dopo tre porte. Anche qui secondo me la pressione ha giocato un brutto scherzo. Sappiamo bene che Sofia ha un carattere di ferro, si butta alle spalle le delusioni e si ributta in pista più cattiva di prima. C’è la discesa libera, è la grande occasione, sa di essere pronta per il grande colpo e per battere la numero uno della stagione in questa specialità, la slovena Stuhec. Sofia va come un treno, doma la pista attaccando fin dal primo centimetro accumulando decimi di vantaggio sulle avversarie. Sembra proprio la giornata di gloria per la nostra, poi l’imponderabile, a tre-quarti di pista sulla parabolica (un tratto durissimo dove gli sci sbattevano molto) lo sci esterno si è girato andando sotto lo sci interno e continuando a sbattere. Sono secondi che scivolano velocissimi e lentissimi al tempo stesso, e noi li a trattenere il respiro: in quel punto le atlete vanno velocissime, quindi è il tratto di pista più sbagliato per incrociare gli sci. Per una ventina di metri la Goggia deve combattere, e rallentare, per divincolarsi ed evitare cadere e farsi male. Fa un numero da circo, si divincola abbatte la porta successiva (rischiando di farsi male anche li) e poi si rimette in posizione per buttarsi sul traguardo. Malgrado tutto alla fine sarà quarta. Medaglia di legno a pochi centesimi dalla medaglia di bronzo della Vonn. Tante lacrime e tanta rabbia per Sofia che poteva tranquillamente vincere questa gara. Niente paura Goggia, ora sei in credito con la fortuna e tu hai dimostrato di essere fortissima.

Sulle altre azzurre della velocità è triste constatare che abbiamo una squadra che, a parte la sua stella, è fatta di buone atlete che fanno discreti risultati e niente di più. Sarà bene che lo staff tecnico metta in tempi brevi in atto un piano di rinnovamento, non aspettiamo le Olimpidi coreane del 2018 per non far durare troppo il periodo di transizione e per non caricare tutto sulle spalle della Goggia. Curtoni, Marsaglia, Stuffer, le sorelle Fanchini (per carità belle persone) sono ottime atlete ma difficilmente le potremo vedere vincenti: ci vuole un po’ di coraggio, Roda e tutti gli allenatori abbiano coraggio e aprano le porte della nazionale a qualche giovane atleta. Cominciamo a farle sciare in Coppa del Mondo perché la Coppa Europa non è allenante. Rinnovo l'invito a non aspettare il 2018 per cambiare.

Tra i maschi il discorso è un po’ diverso, ma non troppo. Siamo forti ma pochi di numero. Una squadra corta e anche un po’ in là con gli anni e se un atleta manca sono dolori. E questo è il caso di questa edizione dei Mondiali. Innerhofer è rimasto a casa per infortunio ed è un peccato perché poteva dire la sua sia in discesa che in supergigante. Sono rimasti praticamente solo Peter Fill e Dominik Paris perché gli altri (Casse e Buzzi) sono giovani ed hanno fatto esperienza. Due campioni che devono scontrarsi con gli altri squadroni (austriaci, norvegesi, svizzeri, canadesi e americani) pieni di campioni. Gli altri team possono schierare tanti atleti in grado di andare a medaglia e se qualcuno stecca c’è sempre un compagno che tira fuori il garone. Per noi no. Sia in discesa che in supergigante i nostri portacolori hanno fatto del loro meglio ma hanno fatto pure qualche sbaglio e sono finiti nelle retrovie. Niente medaglie e niente gloria per loro. Peccato.