Rugby,Italia ko col Sudafrica 6-35. Bocks troppo forti, gli azzurri subiscono 5 mete

Il bilancio dei tre test match di novembre si chiude con la vittoria su Fiji e le sconfitte con Argentina e Sudafrica, 3 sconfitte senza aver mai marcato una meta. L'Italia non produce gioco d'attacco ma ha fatto un passo in avanti nella organizzazione difensiva. Il gap dalle nazionali più forti è troppo grande.

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I test match sono finiti, da oggi l'Italia inizierà a pensare e ad allenarsi per il Sei Nazioni 2018 che inizierà a febbraio. Ora è doveroso per noi fare un bilancio senza essere il classico medico pietoso che poi fa morire il paziente. Dunque, cosa rimane delle partite che abbiamo visto: cominciamo con le cose positive. Primo, questa è una squadra encomiabile per l'impegno e il coraggio che mette in campo, sotto questo aspetto a questi ragazzi non si può dire nulla. Secondo, i giocatori hanno formato davvero un bel gruppo. Sono uniti e lavorano tanto per riuscire a cambiare la nostra storia in questo sport che ad oggi siamo sinceri è davvero poca cosa... continua a leggere

I ragazzi dell'Ital team credono nel Commissario Tecnico Conor O'Shea (e nel suo staff) e in campo seguono il loro leader, Sergio Parisse: il capitano di lungo corso e, spiace dirlo, l'unico vero fuoriclasse di questa squadra. E qualche risultato si è visto, la capacità difensiva della squadra è migliorata, abbiamo trovata in Carlo Canna un buon calciatore dalla piazzola e sono entrati in squadra dei nuovi innesti che fanno ben sperare, penso a Licata, Bellini, Hayward, Violi, Castello, Bellini e Budd. Insomma abbiamo una ossatura un po' più ampia di prima e questa è già una buona cosa.

Ma ora veniamo alle cose negative. Le partite disputate contro Fiji, Argentina e Sudafrica hanno, ancora una volta, dimostrato che l'Italia non ha un gioco d'attacco in grado di impensierire gli avversari. Assistiamo a passaggi sterili da un giocatore all'altro senza riuscire ad avanzare verso l'area di meta avversaria: contro l'Argentina non siamo mai entrati nei "22" avversari, con gli Springbocks ci abbiamo provato fino allo sfinimento ma siamo sempre stati rimbalzati dal muro difensivo degli avversari. Così è difficile se non impossibile vincere le partite. E' vero che le cose non si possono costruire in poco tempo ma il gioco è una nostra mancanza da sempre, un problema storico delle nostre nazionali che fior di Ct che si sono succeduti (dagli anni '90 ad oggi) sulla panchina azzurra non sono riusciti a risolvere. E' una cosa grave e riguarda tutti (dalla linea mediana ai ball carrier fino ai tre quarti) e se vogliamo essere ambiziosi, se davvero vogliamo battere le squadre più forti del mondo di Ovalia e scalare il ranking internazionale non potremo mai prescindere da un buon gioco d'attacco e da un ottimo controllo delle touche.

Altra cosa negativa la tenuta fisica e mentale. Gli azzurri calano alla distanza (forse c'è anche un problema di attenzione o di applicazione), siamo tutti consapevole che le partite a questi livelli si "rompono" dal 60 minuto in poi. Anche questa è una mancanza grave (e storica) della nostra nazionale. Sarà colpa del campionato italiano ma questa è una scusa che non può reggere perché i problemi vanno risolti: sempre che vogliamo una nazionale forte e in grado di poter vincere i tornei importanti.

Insomma non è un caso se abbiamo perso la decima partita sulle undici giocate nel 2017. A tutti noi dispiace vedere le altre nazionali e constatare che hanno un'altra cilindrata dal punto di vista, fisico, atletico e di gioco. Siamo entrati nel "Sei Nazioni" nel 2000 e da allora abbiamo fatto come nel gioco dell'oca un passo avanti e due indietro. Il lavoro del CT O'Shea è importante ma temo che da solo non serva, la Federazione sa quello che bisogna fare e lo faccia al più presto perché le altre nazionali volano. Serve un professionismo vero altrimenti riuscire a colmare il gap per l'Italia potrebbe diventare impossibile e dovremo rassegnarci ad essere la nazionale cuscinetto del rugby internazionale.