Rugby, mondiali 2023 l'Italia dà forfait

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Credi FIR (Federazione Italiana Rugby)  http://www.federugby.it/index.php

Dopo il no ai Giochi Olimpici del 2024 l’Italia rinuncia anche ad ospitare i mondiali di rugby previsti nel 2023. Un “uno due” micidiale per il nostro paese, la constatazione di manifesta inferiorità nell’organizzazione di grandi eventi sportivi, una presa d’atto che scalfisce pesantemente la credibilità del nostro Paese che almeno nell’ambito sportivo aveva (ed ha) un credito importante in giro per il mondo.

Un’altra occasione mancata perché lo sport è una risorsa e investimento sempre proficuo e organizzare i mondiali di rugby avrebbe portato visibilità e un ritorno economico importante (qualcuno parla di un punto di PIL) grazie ad uno sport che ha un seguito enorme in ogni angolo del nostro pianeta. Ma non ci dobbiamo meravigliare perché questa è la “cifra” del nostro Paese, da troppi anni manca una leadership politica e manageriale che abbia coraggio, capacità gestionale e visione di lungo periodo. E non mi riferisco ai vertici sportivi della FIR ovviamente basta leggere il mio articolo  

Da quello che hanno dichiarato i vertici della FIR (Federazione Italiana Rugby) questa scelta è la conseguenza della sciagurata decisione di non candidare la città di Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2024 (e speriamo che questo non infici i mondiali di pallavolo che si disputeranno a Roma tra due anni). Una sorta di effetto a catena: se non c’è la prima viene a mancare il presupposto per la seconda. E' la sinergia Olimpiadi-Mondiali di rugby per sfruttare al massimo gli impianti, è la stessa già applicata a Londra e Tokio. Questo ha portato il Presidente della FIR Gavazzi e il Presidente del Coni Malagò a dare il mesto annuncio. 

Un no sofferto dunque: "rimaniamo convinti delle grandi potenzialità della candidatura italiana, che avrebbero portato indubbi benefici e necessarie migliorie negli stadi italiani - ha detto  il presidente Gavazzi  parlando della rinuncia dell'Italia alla candidatura ai Mondiali di rugby 2023 - e siamo consapevoli di perdere una fantastica opportunità per radicare ancora di  più i nostri valori ed il nostro sport nel tessuto sociale italiano, ma dobbiamo prendere atto di come ad oggi non vi siano le basi per continuare questo percorso". "Voglio ringraziare il Presidente del Coni Malagó per aver sostenuto la nostra candidatura sin dai suoi primissimi passi - ha concluso il presidente Fir - sappiamo che condivide la nostra delusione per un'opportunità perduta. Ringrazio anche i dieci Comuni che avevano manifestato il proprio interesse ad ospitare gli incontri della Rugby World Cup nei propri stadi".

Va detto, era una candidatura forte quella italiana: ce la saremmo giocata fino alla fine con l’Irlanda perché le altre concorrenti, Francia e Sud Africa, hanno già ospitato i mondiali e il rugby mondiale cerca nuove frontiere. La candidatura italiana contava su 11 città e 12 stadi: Roma (Olimpico e Flaminio), Torino, Bologna, Udine, Palermo, Genova, Milano, Napoli, Bari, Firenze e Padova. Se sostituite Padova con Verona sono gli stessi stadi che avrebbero ospitato il torneo olimpico di calcio se Roma avesse ottenuto i Giochi del 2024. Alcuni di questi stadi richiedono interventi di ristrutturazione (pensiamo solo al desolato Flaminio che va rifatto da capo) che senza le olimpiadi resterebbero privi di finanziamenti.

Senza colpe il rugby italiano, che è un movimento in costante crescita, non tanto, purtroppo, a livello di risultato della nazionale maggiore ma sicuramente a livello generale con un numero impressionante di nuovi tesserati, una “base” sempre più allargata ed un numero di giovanissimi in costante aumento che si cimenta in questo sport. Restare adesso fuori da questi mondiali lascia tanti i rammarichi perché un mondiale di rugby porta prestigio e parecchi soldi senza richiedere, stadi a parte, infrastrutture particolari, soprattutto quando le possibilità di accogliere i turisti stranieri, da mezzo milione in su e con le tasche ben fornite, ci sono già.