Sci, termina la stagione con i trionfi di Paris ma per il team azzurro è crisi nera

Tra gli uomini non vinciamo uno slalom gigante dal 2012 (con Max Blardone) mentre tra i rapid gates abbiamo una vittoria di Moelgg nel 2017, di Stefano Gross nel 2015 e prima ancora nel 2011 con Razzoli e 2007 ancora con Moelgg. Tra le donne abbiamo 7 vittorie con la Brignone in 5 anni e nulla più. Visti i risultati sarebbe il caso di richiamare a casa allennatori italiani che stanno facendo la fortuna di altre nazionali come Luois Prem, Livio Magoni, Matteo Joris, Marco Porta e Valerio Ghirardi.

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Fabrizio d'Andrea (Foto https://www.fisi.org/)

(18/03/2019) A Soldeu (nel principato di Andorra) si è chiusa la stagione 2018-2019 di sci alpino e un bilancio è d'obbligo, abbiamo tutti negli occhi le fantastiche prestazioni di Dominik Paris (7 vittorie in Coppa, la medaglia d'oro in SuperG ai Mondiali di Are e la coppa del mondo di specialità diSuperG), un anno straordinario il suo che ha finalmente sfruttato appieno tutto il suo talento ma non possiamo essere soddisfatti per quello che ha fatto la squadra complessivamente. Anzi... continua a leggere

Dato a Dominik quel che è di Dominik, va detto che la squadra azzurra è in profonda crisi e i modesti risultati lo stanno a dimostrare, pur con qualche attenuante che riguarda le prestazioni di Sofia Goggia e Federica Brignone (ferme a lungo per infortuni avuti prima di iniziare l'anno). Inutile girarci intorno siamo ben lontani dai fasti della valanga azzurra (anni '70) o dai travolgenti successi dei tempi di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni (fine anni '90 e '90), il movimento sciistico italiano è in piena e preoccupante involuzione: ogni anno è un passo indietro e dobbiamo accontentarci di qualche acuto estemporaneo o di qualche buon piazzamento mentre, al contrario, nazioni come Austria, Norvegia, Svizzera, Francia e Germania ogni anno consolidano i loro successi e presentano giovani forti e pronti per essere protagonisti in Coppa del Mondo.

Il gap con le altre nazionali è profondo in generale ma assolutamente più marcato nelle specialità tecniche (slalom e gigante). Non è un caso se tra i ragazzi non vinciamo uno slalom gigante dal 2012 (con Max Blardone) mentre tra i rapid gates abbiamo una vittoria di Manfred Moelgg nel 2017 e Stefano Gross nel 2015 e prima ancora (2011) con Giuliano Razzoli. Veramente una miseria. Con le ragazze è anche peggio se escludiamo le sporadiche vittorie della Federica Brignone in gigante mentre nello speciale non ne parliamo proprio perché in questa specialità non siamo mai stati competitivi.

La squadra azzurra è formata da alcuni campioni, oltre a Paris ci sono i vari Manfred Moelgg, Stefano Gross, Christofer Innerhofer, Peter Fill, Giuliano Razzoli che dobbiamo ringraziare per quel che hanno fatto e i tanti allori e medaglie che hanno vinto ma sono ormai in là con gli anni e combattono con un fisico usurato dai tanti anni di gare sulle spalle. Il guaio è che siamo ancora aggrappati alle loro gesta perché chi sta dietro (penso a Max Tonetti, Luca De Aliprandini, Giulio Bosca e Giovanni Borsotti) proprio non riesce ad emergere e poi  il settore giovanile fornisce ben poco (abbiamo i soli Simon Maurberger, Tommaso Sala e Alex Vinatzer ma il loro futuro è tutto da verificare).

E se Atene piange Sparta non ride. Per le donne infatti il discorso non cambia, abbiamo Sofia Goggia, il nostro diamante più prezioso, in grado di vincere in Discesa e SuperG e poi Federica Brignone che brilla soprattutto in gigante e un po' meno in SuperG. Le altre (le sorelle Fanchini, le sorelle Curtoni, Marta Bassino, Nicol Delago e Francesca Marsaglia) sono, senza offesa per nessuna, delle buone sciatrici ma nulla di più.

Cosa ci manca? I problemi che assillano lo sci alpino azzurro sono vari: innanzi tutto di natura finanziaria, il budget della federazione è sempre più contenuto e certo non è facile lavorare in queste condizioni (ma su questo punto bisogna fare pressione sul Coni che dovrebbe allargare i cordoni della borsa) e ne risente soprattutto il settore giovanile che può lavorare su un numero piccolissimo di sciatori. Ma è decisamente allarmante il gap tecnico dei "nostri" rispetto agli avversari, nelle specialità tecniche (gigante e slalom) è notte fonda (sia tra le donne che tra gli uomini) e con gli anni più che migliorare perdiamo posizioni. Nelle gare veloci (discesa e SuperG) abbiamo le due stelle: Dominik Paris e Sofia Goggia sui quali potremo contare per un po' di anni ancora ma dietro di loro va ricostruita una squadra.

Spero davvero che Flavio Roda, presidente della Fisi (Federazione Italiana Sport Invernali) dia un colpo di spugna con il passato recente e avvii un nuovo capitolo attraverso la ristrutturazione dello staff dirigenziale e tecnico delle squadre nazionali (Maschili e femminili): perché non basta qualche avvicendamento. Si parla di assumere un manager che sappia fare da coordinatore delle varie specialità ma, con tutto il rispetto per Roda, mi pare poco. Bisogna migliorare la programmazione

Cosa fare dunque? Rifondare il settore tecnico puntando su uno staff tecnico nuovo e in grado di sfruttare al meglio il capitale umano che c'è: la cosa migliore sarebbe richiamare in casa i tanti tecnici azzurri (bravissimi) che da qualche anno fanno le fortune delle nazionali nostre avversarie. Basta vedere l'ottimo lavoro di Matteo Joris e Luis Premm che hanno rigenerato la nazionale svizzera: in qualche anno anno tirato su una nidiata di campioni (giovani e vincenti) che la metà basterebbe: Luca Aerni, Daniel Yule, Ramon Zenhaeusern, Lioc Meillard, Gino Caviezel e Marco Odermatt tra gli uomini e Wendy Holdener, Aline Danioth e Melanie Meillard, tra le donne.

Per non parlare di quello che hanno fatto Livio Magoni e Marco Porta con Petra Vhlova. Grazie al binomio italiano la ragazzona slovacca (lei è di Liptovský Mikuláš) in due anni è diventata una vera campionessa vincendo 9 gare (più un oro, un argento e un bronzo ai Mondiali di Are) diventando l'unica in grado di impensierire l'immensa Mikaela Shiffrin sia in slalom che in gigante.

E potrei continuare così per molto ancora perché sono davvero tanti i tecnici azzurri (compresi preparatori atletici e skimen) che sono in giro per l'Europa e che iniziamo a rimpiangere amaramente: considerate anche i risultati di Svezia, Canada e Slovenia (anche nel settore giovanile).

Dunque Roda scelga gli uomini su cui puntare e dia loro tempo e risorse per fare bene perché al punto in cui siamo arrivati (e parlo di ritardo tecnico dei nostri atleti rispetto agli avversari) la risalita è difficile: ci vorrà tempo (tanto tempo) prima di ritornare al vertice.

Un'analisi amara la mia ne sono consapevole ma voglio lanciare un sos gridato e allarmato ora perché non bisogna fare come nelle altre stagioni quando ci si è adagiati su alcuni risultrati positivi mettendo la testa sotto la sabbia. Vedremo cosa succederà.

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)