Niente Rio, Tamberi come Yuri Chechi

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Foto Agenzia Colombo www.fidal.it

Lacrime amarissime per Gianmarco Tamberi che nel meeting di Montecarlo prima si scatena e fa il record italiano a 2.39 m poi, come da lui promesso, tenta di superare i 2.41 m e lì succede quello che non avrebbe mai dovuto accadere, il patatrac: al momento dello stacco il ragazzo marchigiano sente un gran dolore e quando atterra, piangendo, sul materassino, è già conscio della gravità della situazione. Finisce così, prima di cominciare la sua tanto agognata avventura olimpica.

Il verdetto è senza appello, l'azzurro ha riportato una lesione del 50% del legamento deltoideo della caviglia sinistra, ne avrà per almeno 4 mesi e non potrà essere protagonista a Rio, dove avrebbe potuto giocarsi una medaglia olimpica.

Chi segue lo sport ricorderà bene che questo caso somiglia terribilmente a quanto accadde nel 1992 quando il "signore degli anelli" Yuri Chechi si infortunò al tendine d'achille pochi giorni prima della sua partecipazione ai giochi olimpici di Barcellona (1992). Proprio come in questi giorni anche per Chechi ci fu il dramma di un sogno spezzato, anche allora tutti noi a scagliarci contro la malasorte che ci aveva tolto un grande atleta, perché va sottolineato come l'azzurro era nettamente favorito per la conquista della medaglia d'oro. Ricordo bene i messaggi e le dichiarazioni di conforto, provenienti da tutti i settori della società italiana (sportivi e non), che accompagnarono il ragazzo di Prato verso il percorso di sofferenza che partì con l'operazione, proseguì con le difficoltà della riabilitazione e finì benissimo, con il ritorno da vincente alle competizioni. Dal momento del suo ritorno il "signore degli anelli" vinse tutto: titoli europei, mondiali eppoi il gran finale, quattro anni più tardi, ai giochi olimpici di Atlanta (1996), dove si prese la sua bella rivincita vincendo quell'oro che era suo e che una strana maledizione (o sorte) gli aveva tolto a Barcellona.

Dunque due storie simili che mi auguro siano uguali anche nella parabola finale. Tamberi deve uscirne con la forza di volontà e la determinazione che solo i campioni hanno e, come lo hanno esortato a fare Gigi Buffon e Yuri Chechi, ora basta lacrime perché è il momento di reagire e di spostare in avanti di quattro anni l'obiettivo della vita per coronare il sogno ai Giochi Olimpici di Tokyo del 2020.