Tennis, la favola di Marco Cecchinato: in 12 mesi dai futures alla semifinale Slam

L'azzurro un anno fa di questi giorni era impegnato in Sardegna per il Futures di Santa Margherita di Pula, poi ha giocato tanti tornei Challenger in giro per l'Europa. In 12 mesi la trasformazione che gli ha consentito di passare da 180 a numero 27 del mondo. Ora giocherà i tornei Master 1000 senza fare le  qualificazioni.

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Fabrizio d'Andrea

(11/06/2018) Archiviamo il Roland Garros 2018 con una sensazione di grande soddisfazione per quello che hanno fatto i giocatori azzurri, soprattutto Cecchinato, Fognini e Camila Giorgi: due italiani nei quarti non succedeva dal 1973 con Panatta e Bertolucci e addirittura uno in semifinale non capitava dal 1978 con Barazzutti. Ma questa edizione parigina si chiude anche con la consapevolezza che Nadal per perdere sul Philippe Chatrier deve calare di rendimento in modo davvero significativo tanta è la differenza tra lui e gli altri, ma sul majorchino poi ci ritorno.

Dunque gli italiani. Cecchinato (classe 1992) merita la ribalta. Ha fatto un super torneo, arrivando in semifinale partendo dalle qualificazioni: si avete capito bene, proprio dalle qualificazioni. L’azzurro ha mostrato tanta personalità, fisico e un gioco completo: ha un gran servizio (bello il Kick esterno), un bel dritto (però ci dovrà lavorare), un ottimo rovescio (devastante in alcuni casi quello lungolinea) e una palla corta micidiale. A 25 anni sembra arrivato alla giusta maturazione: quella che gli può consentire di rimanere a questi livelli (intendo intorno al numero 30 del mondo) per almeno i prossimi 5/6 anni: io glielo auguro davvero.

La sua è una cavalcata degna di rispetto pensate che l’anno scorso di questi tempi giocava a Santa Margherita di Pula oggi è conosciuto in tutto il mondo. In 12 mesi ha saputo lavorare duro e ribaltare di 180 gradi la sua storia: Marco giocava i tornei minori del circuito tennistico europeo: i Futures e i Challange, dove si fatica tanto (molte volte non ci sono neanche i raccattapalle), non c’è l’attenzione dei media (quindi poca gloria) e si guadagna pochissimo. Ma il palermitano si è messo giù a testa bassa (insieme al suo bravissimo coach Simone Vagnozzi) e quello che ha fatto a Parigi è il frutto e il premio per quanto fatto.

Marco lo avevo studiato già agli Internazionali di Roma, mi aveva sorpresa per la sua tranquillità in campo e per il modo in cui sapeva cambiare strategia in base all’avversario di turno. Al Foro Italico David Goffin (quindi un top player) perse il primo set ma poi vinse la partita, a Parigi invece c’è stata la rivincita. Il belga non ha avuto scampo, ma non solo lui: al Roland Garros con Cecchinato ci hanno lasciato le penne giocatori importanti come Carreno Busta (specialista della terra), top ten come Goffin (appunto) e fenomeni come Djokovic. Da vedere e rivedere la grande qualità messa in campo dal palermitano nel tie break del quarto set contro Nole. Credo che l’Italia abbia finalmente trovato un giocatore importante che al netto di alcune cose da affinare (non si può uscire dal centrale di Parigi per andare negli spogliatoi senza avvertire il giudice di sedia e non si deve far dare la penalità per coaching) potrà darci delle buone soddisfazioni. Insomma un tennista solido rispetto ad altri che magari sono talentuosi ma non hanno la personalità o la testa, oppure difettano di capacità atletiche. A buon intenditore buone parole.

Ora che succederà. Beh ora viene il difficile perché dovrà confermarsi. Da oggi è il numero 27 del mondo, questo significa che potrà partecipare a tutti i Master 1000 del circuito ATP senza dover passare le qualificazioni. E’ già una grande passo in avanti che gli cambierà la vita professionale (ma anche economica) e che lo porterà a riprogrammare la stagione agonistica. Certo non mi sembra (anzi non è) uomo da erba, quindi non ci aspettiamo grandi prestazioni a Wimbledon o negli altri tornei su grass. Da quello che si è visto le soddisfazioni maggiori se le potrà prendere ai tornei in terra rossa, ma se ci lavorerà farà buone cose anche sulle superfici veloci: che poi sono tornei che vanno giocati perché sono più numerosi e di conseguenza sono quelli che costruiscono e strutturano il ranking atp del giocatore.

Degli altri italiani voglio ricordare Fognini e la Giorgi. Il ligure ha mostrato un gran bel tennis con alcuni colpi che sono stati tra i migliori del torneo, ha saputo evitare le “sue” mattate, ha battuto il fortissimo britannico Kyle Edmund e ha ceduto solo in volata, al quinto set, ad un Marin Cilic in formato deluxe (Cilic a Parigi ha fatto il suo miglior torneo della carriera su terra rossa). Fabio era riuscito a rimontare due set di vantaggio ma sul più bello (cioè nel quinto) è mancata la spallata finale. Poco importa, io però da lui mi aspetto un rendimento costante a questi livelli, basta con gli alti e bassi perché ha il talento e la capacità di fare di più: forse dovrebbe programmare meglio la sua stagione.

Infine Camila Giorgi. L’eterna incompiuta che tante volte ci ha deluso ma che a Parigi ha giocato davvero bene perdendo, 8-6 al terzo, ai sedicesimi contro la finalista di questa edizione parigina, la talentuosa americana Sloane Stephens (che ha vinto gli US Open 2017). Peraltro Camila è arrivata ad un centimetro dalla vittoria visto che per ben due volte ha servito per il match. Insomma Camila è tornata. L’avevamo data quasi per persa poi improvvisamente sembra ridesta. Sarà la pace fatta con la Federtennis (e soprattutto con il Presidente Biraghi), sarà la maturità acquisita dopo tanti anni nel circuito o sarà la voglia di rivalsa e di far vedere che anche lei ha qualcosa da dare al tennis. Fatto sta che ora la Giorgi ha il dovere morale per continuare a questi livelli, ne ha tutte le possibilità. La stagione estiva poi sembra fatta apposta per aiutarla nella risalita, i tornei in erba e quelli sul cemento sono proprio pane per i suoi denti. Dunque forza Giorgia, mettiti alle spalle il passato e pensa solo a quello che verrà.

Come ho scritto all’inizio, questa edizione del Roland Garros ha emesso alcuni verdetti importanti: i numeri uno Rafa Nadal e Simona Halep erano favoriti e hanno vinto lo slam rispettando il pronostico, non succede così spesso. Per Rafa Nadal è l’undicesima volta a Parigi (17 Slam in totale), un grande record e se continua così lo migliorerà ancora perché non vedo nessuno in grado di batterlo il prossimo anno. Sulla terra rossa, su un campo così largo qual è il Philippe Chatrier e giocando 3 set su 5 è praticamente imbattibile.

Sono contento per la Halep che finalmente si sblocca e vince il suo primo major della carriera. Se lo merita perché gioca ad alto livello per tutto l’anno da ormai 3/4 stagioni. E poi ha saputo lavorare tanto e con tanta umiltà per migliorarsi (deve però un grazie immenso al suo coach Darren Cahill).  Per carattere e per il “braccino” che la bloccava aveva fallito in passato l’assalto ai titoli slam, quest’anno invece si è presentata con una ferocia agonistica che non ha ammesso repliche: ha sconfitto grandi avversarie come la Kerber (ritornata a grandi livelli), la Muguruza (favorita a Wimbledon) e Sloane Stephens, la talentuosa americana che con i mezzi fisici e tecnici che ha nei prossimi anni vincerà davvero tanto ne sono sicuro.

Ora dunque sotto con i tornei su erba la più bella stagione del circuito tennistico.

 Fabrizio d'Andrea per "Sport per Passione" (© riproduzione riservata)