Vendée Globe 2020, arrivo al fotofinish: trionfa Yannick Bestaven su Charlie Dalin

Dopo più di 25 mila miglia nautiche e 80 giorni di durissima navigazione si è conclusa la nona edizione del giro del mondo a vela senza scalo né assistenza. In 5 hanno regatato fino all'ultimo miglio per la vittoria finale, Dalin, Bestaven, Hermann, Burton e Seguin hanno dato vita ad un infinito match race durato tutta la risalita dell'Atlantico, da Capo Horn fino all'arrivo di Les Sable d'Olonne. Dalin ha tagliato il traguardo per primo ma la compensazione di 10 ore e 15 minuti (per aver contribuito a salvare Kevin Escoffier) ha consentito a Bestaven di vincere. 

Fabrizio d'Andrea (ph. credit @Zedda/Aledda @Le Bars/Aledda ©Carli/Alea ©Blanchet/Alea @Liot/Alea) 

(28/01/2021) Un arrivo spettacolare ha messo fine ad una contesa infinita come mai si era visto prima alla Vendée Globe, in 5 si sono dati battaglia fino all'ultimo miglio: nella notte (a cavallo tra il 27 e le primissime ore del 28 gennaio) sono sbucati dalle tenebre i coraggiosi navigatori oceanici di questa nona edizione del giro del mondo in solitaria senza  scalo né assistenza. Il mare era decisamente agitato (con onde molto formate e una forte corrente) e ha messo in difficoltà i leader della regata (a bordo dei loro Imoca 60) che all'ingresso in porto sono stati aiutati dai ragazzi dell'organizzazione, schierati lungo tutto il pontile con le torce in mano

Colpo di scena dopo il traguardo. Nel tripudio dei fuochi d'artifico erano tutti convinti che il vincitore fosse Charlie Dalin che ha tagliato il traguardo per primo ma il trofeo è andato a Yannick Bestaven perché ha usufruito della compensazione di 10 ore e 15 minuti per aver contribuito al salvataggio di Kevin Escoffier, affondato (lo scorso 30 novembre) nel bel mezzo delll'Oceano Indiano. Bestaven ha vinto con il tempo di  80 giorni 13 ore 59 minuti e 46 secondi. Dopo 80 giorni e 25 mila miglia il distacco  tra i due è di appena 2 ore, 31 minuti e 1 secondo.

La mossa vincente di Bestaven. Lo skipper della Loira (a bordo del suo Maitre Coq IV) si è meritato il successo per aver realizzato la strategia migliore nelle ultime 500 miglia. La sua è stata una vera intuizione, la mossa del cavallo: quando ha capito che mai avrebbe superato Dalin ha deciso, all’altezza delle Azzorre, di scommettere sulla rotta a Nord (sul Golfo di Biscaglia) nella speranza di agganciare una depressione. e avvantaggiarsi sul leader rivale che, invece, aveva puntato dritto a Est....e così è andata: la fortuna ha girato nella sua direzione e lo ha accompagnato sino al traguardo, coronando il sogno di una vita. Bestaven infatti trionfa dopo venti anni dalla sua prima partecipazione a questa pazza quanto difficile e affascinante regata. «Mi sembra di vivere in un’altra dimensione», ha detto all’arrivo, mentre una pioggia battente inzuppava la sua cerata, «non mi sembra vero di aver vinto. Questa regata ti scava nel profondo e ti costringe a guardare dentro te stesso, sono felice come un bambino». Che questa edizione sarebbe entrata nella storia si è capito ben prima della partenza, quando l’organizzazione – in piena emergenza sanitaria – si è presa la responsabilità di andare avanti e portare a termine il programma come stabilito.

Complimenti a Charlie Dalin secondo ma quasi vincitore. Il 36enne di Le Havre (già con un ricco palmares) sente l'amaro in gola per l'epilogo della regata ma non ha nulla da rimproverarsi, anzi si è visto che il futuro è suo. Dalin è un grande velista e a questa sua prima apparizione alla Vendée Globe ha fatto subito vedere di che pasta è fatto. E' stato a lungo leader della flotta (con il suo Apivia Voile), in testa per 25 volte Charlie è stato sempre protagonista, doppiando in prima posizione due dei tre Capi della regata (Buona Speranza e Capo Leeuwin mentre a Horn era secondo). Alla fine è arrivato segnando il terzo tempo di sempre (80 giorni 6 ore 15 minuti e 47 secondi) mostrando grandi capacità di adattamento ai continui cambiamenti meteo e di mare che gli oceani gli hanno presentato.  Nonostante abbia danneggiato il foil di sinistra, Charlie Dalin ha condotto una regata impeccabile, alle Azzorre ha scelto una rotta a Est, puntando dritto verso Capo Finisterre e lì ha innescato la marcia alta, con un occhio agli avversari che arrivavano da Nord e con l’altro allo specchietto retrovisore per controllare le mosse di Boris Herrmann nella sua scia. Charlie ha stretto i denti e tenuto duro fino all’ultima strambata, quella decisiva per l’ingresso a Les Sables. Ecco le sue parole: «Sono davvero felice di avere tagliato per primo, è stata una regata infernale! E’ un’emozione molto forte terminare il giro del mondo in solitario e trovarmi adesso qui, con tutte queste barche intorno, le luci… Mi aspettavo qualcuno, ma certo non tutta questa gente…» «E’ una regata magica, in qualche modo mi ha cambiato, anche se non so ancora come. Ho provato emozioni fortissime e nuove». «Si vivono alti e bassi durante la regata e ci sono tante cose da riparare, ma è una meravigliosa esperienza: 

Delusione, sfortuna e dispiacere per Boris Hermann. Il tedesco era in lotta per la vittoria mentre procedeva in terza posizione a 90 miglia dall’arrivo quando (alle ore 19.50 UTC) del 27 gennaio (su SeaExplorer-Yacht Club de Monaco) ha avuto una collisione con un peschereccio, danneggiando il foil di dritta e altre parti dell’imbarcazione. Lo skipper non si è ferito, ha messo in ordine la barca e ha messo la prua verso il traguardo a velocità ridotta e con le ambizioni riposte nel cassetto. Peccato, Hermann deve accontentarsi del quinto posto ma ora ha un credito con la fortuna e potrà tentare di prendersi la rivincita alla prossima edizione.

Fenomenale Damien Seguin. Il marinaio di Briançon è un campione paralimpico ed è stato nominato per il World Sailing - World Sailor of the Year Awards. Seguin è il primo atleta disabile (è nato senza la mano sinistra) a ottenere questo risultato e primo tra le barche senza gli ormai famosi foil che fanno volare sull’acqua le barche. Sesto posto da applausi.

Ottima la prova di Giancarlo Pedote. L'italiano (che ha chiuso il suo giro del mondo in  80 giorni, 22 ore, 42 minuti e 20 secondi) alla sua prima partecipazione alla Vendée Globe ha messo in pratica una strategia conservativa trovando un giusto compromesso tra velocità e sicurezza (sua e del suo Imoca Prysmian Group). E' vero che con questa decisione Giancarlo non ha mai avuto modo di concorrere per la vittoria ma gli ha consentito di evitare guai terminando al settimo posto. Anche se, ad onor del vero, la settima piazza è a rischio: bisognerà aspettare l'arrivo dell'esperto Jean Le Cam che può vantare di 16 ore e 15 minuti di bonus. Comunque il giudizio su Pedote non cambia, è il settimo Capo Horners italiano e ha dimostrato di essere un ottimo velista, e chissà che l'esperienza fatta non possa tornare utile dalle prossime edizioni della Vendée.

A conti fatti questa nona edizione è stata spettacolare dall'inizio alla fine, e non era scontato perché la pandemia ha sconvolto i piani dell'organizzazione (capaci comunque di tenere al sicuro i partecipanti) e dei team (che non hanno potuto provare i nuovi Imoca con le regate previste prima della partenza). Non sono mancate le sorprese, gli abbandoni (alcuni potevano finire male ma è andata bene) e tutto ciò che caratterizza la Vendée Globe: i "Quaranta Urlanti e i "Cinquanta Ruggenti", le tempeste dell'oceano Indiano, le depressioni del Pacifico, l'Equatore, e i cicloni. I navigatori solitari hanno dovuto dribblare depressioni e sfidare le onde mostruose degli oceani del sud. Tutte condizioni che hanno messo a dura prova le loro capacità marinare e la loro tenuta mentale. 

Fabrizio d'Andrea Sport per Passione (© riproduzione riservata)