Vor, la flotta è tra i "50 Urlanti" in Antartide, poi sarà la volta di Capo Horn dove i team troveranno ancora bufera

La settima tappa (7600 miglia) è partita da Auckland (Nuova Zelanda) il 18 marzo e arriverà a Itajai (Brasile) dopo 19 giorni di navigazione. Gli spagnoli di Mapfre sono al comando davanti a Turn the Tide on Plastic (che batte la bandiera dell'Onu) e Brunel. La flotta sta gareggiando in condizioni limite con venti (a raffica) mediamente intorno ai 40 nodi, onde di almeno 5 metri (e molto cariche) e temperature vicine allo zero.

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Fabrizio d'Andrea                                    Credit Ugo Fonolla/Volvo Ocean Race

(24/03/2018) La regata è entrata nel momento più importante e anche più pericoloso di questa edizione, i sette equipaggi in gara infatti sono posizionati nel bel mezzo della zona antartica: per capirci si trovano nel regno dei “50 urlanti” dove il vento e le onde soffiano da far paura e al contempo la fanno da padrone iceberg e growler. E' la settima frazione della Volvo Ocean Race 2018, quella più dura e più lunga, 7600 miglia da percorrere da Auckland a Itajai (Brasile) passando attraverso la terrbile depressione dell'Antartide e doppiando Capo Horn. Chi vincerà avrà doppi punti e un bonus per la vittoria. Verrà assegnato anche un punto alla prima barca che doppierà Capo Horn.

Eh si, come avete capito la flotta si trova a gareggiare in mezzo a condizioni veramente al limite con venti (a raffica) mediamente intorno ai 40 nodi, onde di almeno 5 metri (e molto cariche) e temperature freddissime (vicine allo zero). Malgrado lo scenario che vi ho descritto i team stanno dando spettacolo grazie a una serie di manovre (con strambate a ripetizioni) che ha prodotto sorpassi e controsorpassi. Per chi è poco avvezzo alle regate d'altura vi assicuro che strambare su un Volvo Ocean 65 (gli scafi usati in gara) con vento forte e mare molto formato non è affatto una cosa semplice, anzi: è necessario che tutti siano in coperta per portare a termine una manovra molto faticosa anche dal punto di vista fisico. Immaginate che questa operazione è stata ripetuta più e più volte dai team, fino allo sfinimento.

Li dovreste vedere, i nostri eroi, sono praticamente immersi nell'acqua dell'Oceano Meridionale, scompaiono e ricompaiono alla vista degli organizzatori per via delle onde. Insomma, queste sono le condizioni peggiori che si possano trovare durante una navigazione: Skipper e tattici oltre a pensare alla giusta strategia per avvantaggiarsi sugli avversari, devono scegliere rotta e andatura pensando al giusto equilibrio tra competizione e sicurezza: a queste latitudini è necessario fare del tutto per salvaguardare barca ed equipaggio e, credete, non è per niente facile: una rottura quì potrebbe essere davvero molto pericolosa e poi pensate che questa è anche la zona di iceberg o un growler e colpirli potrebbe essere un’eventualità disastrosa.

A proposito di sicurezza. Quest'anno l'organizzazione ha scelto dei parametri più conservativi (diversamente da quanto fatto negli anni passati) per non far correre rischi inutili ai team. E' stata infatti stabilita la linea di esclusione dalla zona dei ghiacci a 59° sud: questo (oltre al divieto di navigare in modalità invisibile) tiene ben alto il livello di sicurezza. Limite che però rappresenta anche un ulteriore sfida strategica per gli equipaggi, che vedono ridotta la loro capacità di interpretare i sistemi meteo.

Ma non è finita qui. Se non bastasse lo scenario da tregenda in mezzo al quale sono immersi i velisti sappiate che una volta superate tutte le insidie antartiche i team dovranno doppiare Capo Horn prima di risalire il Sud America e dirigersi verso il Brasile per l'agognato finale di questa tappa. Chi non ha sentito parlare di Capo Horn che ormai è leggenda nella storia della navigazione? Quanti velisti hanno visto infrangere i loro sogni in questo specchio di mare? E quante (troppe) anche le vittime che ha mietuto. Perché è così difficile affrontarlo? La risposta è paradossalmente semplice: quì i sistemi depressionari vengono compressi e si incanalano fra il Sudamerica e l’Antartide, provocando venti molto intensi e onde formate, fra le peggiori al mondo. Ancora una volta i velisti saranno chiamati a tirar fuori l'esperienza e tutte le capacità tecniche sviluppate negli anni per poterne uscire indenni.

Le posizioni della flotta. Le sette barche stano procedendo velocemente verso Capo Horn, spinte da un vento da ovest di tempesta. Gli spagnoli di MAPFRE sono al comando davanti a Turn the Tide on Plastic (la barca che batte la bandiera dell'Onu) e Brunel. A seguire AkzoNobel, Dongfeng, Vestas 11th hour e Scallywag. Gli equipaggi sono separati da poche miglia l'uno con l'altro, solo Scallywag è più lontana, al rilevamento di questa sera infatti ha segnato una distanza di 100 miglia dai leader ma in queste condizioni meteo e di mare e con 5000 miglia ancora da percorrere tutto può succedere.

La Leg 7 in cifre:

7.600 miglia nautiche da Auckland (NZL) a Itajaí (BRA)

circa 19 giorni di navigazione stimati

16 punti  in gioco

14 punti per il primo, 12 per il secondo, 10 al terzo e così via

1 punto bonus per il vincitore di tappa

1 punto extra per la prima barca a doppiare Capo Horn (longitudine 67º 16’ 20” Ovest)

 

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