VOR, sesta tappa: in testa alla flotta c'è Azkonobel,i team fanno rotta su Auckland

Dopo 17 giorni di navigazione la durissima Leg 6 (da Hong Kong a Auckland) è arrivata a tre quarti del suo percorso. Azkonobel guida la flotta davanti a Turn the Tide on Plastic e Sun Hung Kai/Scallwag. I team hanno affrontato gli Alisei, la calma equatoriale dei Doldrum e la barriera corallina della Nuova Caledonia. E' una frazione molto spettacolare: abbiamo visto di tutto, scelte tattico/strategiche azzardate, sorpassi e controsorpassi, capovolgimenti continui alla testa della classifica di tappa e veri e propri match race improvvisati in mezzo all'oceano.

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Fabrizio d'Andrea

(24/02/2018) La sesta tappa della Volvo Ocean Race (oltre 6000 miglia da Hong Kong a Auckland) è ormai a tre quarti del suo percorso e possiamo dire che gli equipaggi stanno dando spettacolo come pochi per gli amanti dello sport. Per fare cronaca diciamo che al diciassettesimo giorno della Leg 6 Team AkzoNobel è alla testa della flotta e guida la carica finale verso il traguardo di Auckland davanti a Team Sun Hung Kai/Scallwag e Turn the Tide on Plastic (la barca che corre per i colori delle Nazioni Unite). Ma iniziamo il racconto di questa durissima tappa, che sta mettendo alla prova i velisti sia dal punto di vista fisico che strategico, mancano ancora 1000 miglia di navigazione e già abbiamo assistito a tutto e il suo contrario: da scelte tattico/strategiche a dir poco azzardate (da parte di skipper e navigatori), che poi si sono rivelate vincenti, a sorpassi e controsorpassi, e poi ancora a capovolgimenti continui nella classifica di tappa e a veri e propri match race improvvisati in mezzo all'Oceano Pacifico, con gli equipaggi a darsi battaglia sia per marcare l'avversario che, al tempo stesso, posizionarsi nel modo migliore per prendere il vento in modo più favorevole rispetto agli altri.

Condizioni di mare e di vento. In questa Leg i team sono stati messi veramete a dura prova. Allo start (il 7 febbraio scorso) non c'era praticamente vento (e già questo ha reso difficile il primo tratto di navigazione) ma improvvisamente tutto è cambiato con venti a raffica di 20/30 nodi e onde di oltre tre metri che hanno costretto gli equipaggi ad andare di bolina (è un'andatura per i poco avvezzi) per poter uscire dalle acque di Hong Kong e dirigersi verso Taiwan. Dopo di ché la flotta ha fatto rotta in direzione ovest, dove la fanno da padrone gli “Alisei”, venti che hanno spinto le barche a grandi velocità (20 nodi di media con mare “formato”). Pensate sia finita? Ovviamente no. Ancora un cambio di scenario e un cambio radicale di condizioni atmosferiche. E' arrivato il tanto atteso passaggio nella “calma equatoriale”, proprio così i famosissimi Doldrum dell'emisfero sud (una vera e propria roulette per i team): un corridoio di mare che offre condizioni di vento molto deboli e instabili, che, però, se ben interpretato offre la possibilità di ribaltare completamente le sorti della tappa (come è successo in ogni Volvo Ocean Race passate). In mezzo ai Doldrum le traiettorie incostanti dei venti sembrano disegni casuali sulla tavolozza dell’oceano Pacifico, la pioggia battente ha fatto il resto. Ora gli equipaggi, dopo aver percorso 400 miglia di vento leggero dell’ampio golfo che si estende fino a sud della Nuova Calendonia, e dopo aver attraversato la barriera corallina (la seconda più grande del pianeta) stanno puntando a sud verso Auckland.

I capovolgimenti di fronte. Gli avvicendamenti alla testa della tappa sono stati una costante nei primi 5000 miglia di navigazione. Capite bene che situazioni simili a quelle che vi ho descritto hanno esaltato le qualità agonistiche e tattico/strategiche dei team in gara. La flotta non ha mai proceduto compatta, dopo il passaggio di Taiwan, il gruppo si è diviso in due, con Scallywag e AkzoNobel che hanno preso una decisa opzione nord (una scorciatoia che ha sorpreso tutti gli osservatori) mentre le altre quattro barche (team Brunel, Dongfeng, il leader della classifica generale MAPFRE, e a poca distanza anche Turn the Tide on Plastic) sono restate più a sud continuando a navigare vicinissime. Va detto che la soprendente scelta di Scallywag e AzkoNobel inizialmente non ha pagato per via di venti debolissimi, il duo ha accusato un ritardo di circa 120 miglia dai leader ma (tanto per cambiare) le condizioni sono cambiate nuovamente (e improvvisamente) in meno di due giorni: succede che il duo “pesca” il jolly e approfittando di un corridoio di vento che li accoglie a braccia a perte recupera tutto lo svantaggio.

Le sei barche sono racchiuse in sole cinque miglia quando entrano nella calma delle acque equatoriali. Lì AkzoNobel (insieme a Team Brunel e a Turn the Tide on Plastic) gestisce meglio di tutti la non facile situazione in mezzo ai Doldrum. Usciti dall'emisfero sud (nel 14mo giorno della sesta tappa) i team hanno fatto rotta verso ovest attraverso 400 miglia di vento leggero dell’ampio golfo che si estende fino a sud della Nuova Calendonia, è quì che la sesta tappa della Volvo Ocean Race vive il momento più esaltante: il campo di regata diventa un immenso campo di match race, ossia dei veri e propri corpo a corpo oceanici. Le sei barche sono praticamente suddivise in tre coppie che vanno avanti a braccetto. La prima coppia è formata dai battistrada Team Sun Hung Kai/Scallywag e team AkzoNobel, che continuano a guidare la carica a sud ma al tempo stesso giocano una loro particolare partita a scacchi per superarsi a vicenda. Il duo è seguito da Turn the Tide on Plastic e Team Brunel (con i due italiani Francesca Clapcich e Alberto Bolzan) che lottano tra di loro metro su metro a una cinquantina di miglia più a nord-est, un posizionamento orientale che potrebbe diventare decisivo nei prossimi giorni.

Cinquanta miglia più a sud, e 75 miglia alle spalle dei leader, gli ultimi due equipaggi di questa tappa, che però sono i primi due in classifica generale, MAPFRE e Dongfeng Race Team. I due team proseguono distanziati di meno di 1.800 metri tra di loro. Le condizioni sono faticose e la mancanza di vento ha anche un effetto sulla stanchezza mentale dei velisti, che sono costretti a cercare una rotta che possa garantire anche il minimo vantaggio in termini di velocità rispetto agli avversari.

Il rush finale verso Auckland. Dopo questo tourbillon di emozioni gli equipaggi si apprestano a navigare le ultime 1100 migia della tappa. Turn the Tide on Plastic la barca della skipper Dee Caffari (portacolori delle Nazioni Unite) aveva tentato una mossa coraggiosa per prendersi la prima posizione: passare in un varco nella estesa barriera corallina. La scommessa non ha però pagato quanto ci si aspettava a bordo e questo ha permesso a Team Azkonobel di riprendersi la guida della tappa e di essere alla testa della flotta nella corsa verso la city of angels (come viene chiamata Auckland dai marinai di tutto il mondo). Vedremo quale altre emozioni questi fantastici velisti sapranno regalarci.

Credit Rich Edwards/Volvo Ocean Race

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